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ISTAT. Produzione industriale. Farmaceutica +3%

Fra i comparti che registrano la maggiore crescita tendenziale  c’è la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+3,0%)

Comunicato ISTAT – 12 settembre 2014

A luglio 2014 l’indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito dell’1,0% rispetto a giugno. Nella media del trimestre maggio-luglio la produzione è diminuita dello 0,8% rispetto al trimestre precedente.

Corretto per gli effetti di calendario, a luglio 2014 l’indice è diminuito in termini tendenziali dell’1,8% (i giorni lavorativi sono stati 23 come a luglio 2013). Nella media dei primi sette mesi dell’anno la produzione è rimasta invariata rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

A luglio l’indice destagionalizzato presenta variazioni congiunturali negative in tutti i principali comparti. Diminuiscono i beni di consumo (-2,4%), i beni strumentali (-2,1%) e, in misura più lieve, l’energia
(-0,8%) e i beni intermedi (-0,6%).

Gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano, a luglio 2014, diminuzioni tendenziali nel comparto dell’energia (-3,9%) e, in modo meno accentuato, nei raggruppamenti dei beni intermedi (-1,9%), dei beni strumentali (-1,6%) e dei beni di consumo (-1,2%).

Per quanto riguarda i settori di attività economica, a luglio 2014, i comparti che registrano la maggiore crescita tendenziale sono quelli della fabbricazione di computer, prodotti di elettronica ed ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (+4,8%), della produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+3,0%) e della fabbricazione dei mezzi di trasporto (+2,9%). Le diminuzioni maggiori si registrano nei settori della fabbricazione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (-13,9%), della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-10,1%) e dell’attività estrattiva (-7,8%).

Testo integrale

PROSPETTO PRODUZIONE INDUSTRIALE DI PRODOTTI FARMACEUTICI DI BASE E PREPARATI FARMACEUTICI

Dati destagionalizzati

–       Lug 14/Giu 14:                  -2,1

–       Mag-Lug 14/Feb-Apr 14: -1,9

Dati corretti per gli effetti di calendario

–       Lug 14/Lug 13:                       +3,0

–       Gen-Lug 14/Gen-Lug 13:    +1,9

NEL MANIFATTURIERO DAL 2007 IL NUMERO DI AZIENDE SI È RIDOTTO DEL 19%

U.E.. Produzione industriale calata di un ulteriore 5% nel 2013

La crisi economica che si trascina dal 2007 ha causato la chiusura di quasi una azienda su cinque nel manifatturiero in Italia, mentre la produzione è complessivamente crollata del 24,5 per cento. Lo rileva la Commissione Ue nel rapporto sulla competitività dei Paesi dell’Unione. I settori più colpiti sono stati farmaceutica, tessile, pellame e abbigliamento, mentre secondo l’Ue l’auto è il settore in cui il potenziale produttivo resta più lontano dai livelli pre-crisi: 40% più basso

ROMA – 11 settembre 2014 – RAI Giornaleradio

La produzione industriale italiana è di circa il 25% inferiore ai livelli precedenti la crisi, ovvero quelli del 2007: è quanto emerge dal rapporto della Commissione Ue sulla competitività industriale europea. “Si tratta – si legge nel rapporto pubblicato oggi – di un calo generalizzato che ha colpito anche settori – quali quello automobilistico, calzaturiero e degli elettrodomestici –  che per lungo tempo hanno rappresentato la struttura portante dell’industria italiana”.

Ecco perché, secondo gli esperti di Bruxelles, anche se sono stati fatti alcuni passi avanti, “è ancora richiesto un impegno continuativo e globale per far emergere un contesto imprenditoriale competitivo”. Secondo la Commissione, l’Italia appartiene a quel gruppo di Paesi la cui competitività, in partenza forte, è in stagnazione o declino (assieme a Belgio, Gran Bretagna, Austria, Francia, Svezia, Finlandia e Lussemburgo).

L’Ue denuncia anche che in Italia la produttività è rimasta ferma anche mentre diminuiva il costo del lavoro.

In generale nella Penisola “la doppia recessione iniziata nel 2008 ha toccato il fondo nell’estate 2013 – si legge -. La produzione industriale sta attraversando una fase di recupero lenta e irregolare, sospinta da un aumento della fiducia delle imprese, a sua volta fondato sulla crescita degli ordinativi dall’estero”.

Dal 2011 l’export “ha rappresentato l’unico elemento capace di contribuire positivamente alla crescita. La recessione ha lasciato il segno sull’industria italiana: nel solo settore manifatturiero, dal 2007 il numero di aziende si è ridotto del 19 per cento circa ed alcuni settori, come quello farmaceutico, tessile, del pellame e dell’abbigliamento, sono stati colpiti in modo particolarmente duro“.

“Il potenziale del settore manifatturiero italiano è all’incirca un 15 per cento al di sotto dei livelli anteriori alla crisi (con un calo di almeno il 20 per cento registrato in 14 settori su 22, ed un massimo del 40 per cento nel settore automobilistico). Tutto ciò è conseguenza di un calo medio della produzione manifatturiera pari al 24,5 per cento – dice lo studio – e di una riduzione del tasso di utilizzo degli impianti pari ad otto punti percentuali”.

“Malgrado la notevole riduzione dei volumi di produzione, la produttività è rimasta sostanzialmente invariata, il che ha contribuito ad allargare ulteriormente il divario rispetto ai concorrenti più importanti. A causa dei modesti livelli di produttività, nel 2013 i costi unitari del lavoro sono aumentati del 3,9 per cento, nonostante l’aumento del costo orario del lavoro sia rallentato fino all’1,7 per cento”.

Complessivamente, dall’inizio della crisi la competitività in termini di costi dell’industria manifatturiera italiana è calata in modo solo leggermente superiore a quella dell’industria tedesca (-2 punti percentuali). Questo, afferma la Commissione, ha però contribuito ad allargare il divario, già di per se significativo, accumulatosi durante il decennio precedente (-35 punti percentuali nel periodo tra il 1997 e il 2007).

Il rallentamento della crescita della produttività deriva per la maggior parte dall’inefficienza nell’allocazione delle risorse. Invero, il tasso di investimento dell’Italia è paragonabile a quello di altri paesi della zona euro, ma il suo livello di efficienza del capitale è inferiore e in diminuzione

Ad eccezione dei settori dei beni di prima necessità e di alcuni settori ad alta tecnologia, la maggior parte dei settori industriali non si è ancora ripresa dalla crisi. La domanda interna rimane debole e la ripresa economica è attribuibile principalmente alla domanda esterna, in particolare di prodotti farmaceutici, minerali metalliferi e materiale da trasporto.

Redazione Fedaisf

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