E’ durata ben 17 giorni la permanenza abusiva di un serpente (nella foto) all’interno dell’auto, una Opel Grandland”, in cui si era intrufolato il 3 agosto scorso. Giorno in cui, come abbiamo riferito nell’occasione [LEGGI IL PRIMO ARTICOLO], dopo aver viaggiato nell’auto da Trebisacce a Villapiana-Lido e viceversa, nel viaggio di ritorno ha deciso di farsi un giro sui piedi nudi (calzava i sanali) del conducente dell’auto A. L. R., 43 anni, di professione informatore medico-scientifico, residente a Roma ma in vacanza a Trebisacce che in quel momento guidava l’auto in compagnia della moglie e del figlio di 8 anni, seminando ovviamente il panico e costringendo l’ignaro guidatore a una brusca e pericolosa frenata.
Sul posto, come abbiamo riferito in cronaca, sono subito arrivati i Vigili del Fuoco di Trebisacce che hanno rovistato l’auto da cima a fondo, senza riuscire però a individuare il nascondiglio in cui il rettile si era rifugiato.
E lì, all’interno dell’auto, in seguito parcheggiata sul Lungomare di Trebisacce, il rettile, lungo circa un metro, dal colore grigio e con striature marrone, è rimasto per ben 17 giorni sottoponendosi allo sciopero della fame e facendo fugaci apparizioni, come nel caso in cui è stato fotografato mentre era attorcigliato allo sterzo. Nel frattempo il proprietario dell’auto, che non ha mai smesso di ispezionare l’auto per verificare la presenza dell’indesiderato ospite, è stato dotato di una vettura suppletiva con cui ha potuto riprendere il lavoro.
Solo il 20 agosto scorso, forse per una fisiologica crisi di alimentazione e dopo vari tentativi del proprietario dell’auto di seminare nell’abitacolo della macchina trappole e adesivi di vario genere per catturarlo vivo, il serpente, certamente più impaurito degli astanti, ha deciso di uscire dall’auto e di guadagnare la libertà.
E lo ha fatto tra un nugolo di persone che, radunatesi intorno all’auto, si dividevano sul destino da assegnare al povero serpente tra chi voleva fosse ucciso e chi invece ne invocava la salvezza. Alla fine, per fortuna, è prevalso il buon senso e la doverosa pietas umana verso una specie animale “innocua”, identificata grazie alle foto nel frattempo scattate dal proprietario dell’auto come un innocuo “colubride”, che non ha niente a che fare con la vipera che, come è noto, è dotata di denti aguzzi e velenosi.
Una storia a lieto fine, dunque, che comunque deve far riflettere e spingere ad una doverosa attenzione, perché quando il caldo diventa insopportabile come sta accadendo in questi giorni, anche i rettili perdono l’orientamento e, in cerca di un po’ di refrigerio, rischiano di finire all’interno delle auto e anche all’interno delle civili abitazioni.