La Corte d’Appello di Milano dà ragione al paziente che ha sottratto 100.000 euro al proprio datore di lavoro per il vizio del gioco, finendo licenziato
Affari italiani – 4 maggio 2021
Le conseguenze indesiderate non erano state inserite nel foglio illustrativo del farmaco prima del 2007, quindi, il paziente ha sviluppato ipersessualità e una ludopatia che lo ha spinto ad acquistare oltre 1.800 carte di credito usa e getta per giocare online.
Per farlo, ha sottratto più di 100.000 euro all’azienda per cui lavorava. E che, ovviamente, lo ha licenziato.
I legali della persona risarcita spiegano di non aver mai messo in dubbio l’ottima azione del farmaco sotto il profilo medico, “ma semplicemente il difetto per mancanza di una qualità fondamentale, ovvero l’indicazione in foglietto illustrativo delle reazioni avverse: gli utilizzatori devono sempre conoscerlo in anticipo, i foglietti illustrativi non sono tutti uguali”.
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La vittima ha spiegato ai giudici che “I primi sintomi si sono manifestati pochi mesi dopo l’assunzione del farmaco. Ero diventato ipereccitato sul piano sessuale, poi ho incominciato a giocare, credevo di essere impazzito”. “Le conclusioni del tribunale nel marzo scorso, con una sentenza inedita ora confermata in Appello – chiarisce il legale Renato Ambrosio – arrivano dopo due complesse consulenze tecniche cui ha partecipato
attivamente anche l’azienda con un proprio esperto, senza però convincere i qualificati periti del giudice”.