«Un taglio di cui sono orgoglioso – commenta Sergio Dompé, 52 anni, presidente di Farmindustria – se, come si legge nel nostro codice etico, riguarda la parte ludico-ricreativa, ovvero i voli in business class, gli hotel a cinque stelle, le cene di gala, le location in località turistiche, l’ospitalità agli accompagnatori.
Prima del giro di vite fiscale le spese deducibili arrivavano fino all’80%. Dopo c’è stato il crollo da 160 a 42 milioni.
– Nel turismo congressuale del Made in Italy il segmento dei congressi medico-scientifici rappresenta una realtà in crisi e radicalmente modificata da un anno a questa parte: l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) nel 2007 ha registrato un crollo degli investimenti delle aziende farmaceutiche del 73%, un decremento dei convegni del 56% e una contrazione delle spese congressuali dai 160 milioni di euro del primo quadrimestre 2006 ai 42 milioni dello stesso periodo del 2007. Un settore in sofferenza soprattutto perché è venuto a mancare il finanziamento da parte delle aziende farmaceutiche, sempre più vincolate da restrizioni fiscali, codici etici e norme di autoregolamentazione che, di fatto, hanno tagliato le gambe alle sponsorizzazioni "facili". Fino al 2002 era la "bella vita" e la sponsorizzazione dei congressi rappresentava la prima attività di marketing delle aziende farmaceutiche, le spese erano fiscalmente deducibili all’80% e non era ancora entrata in vigore l’Ecm (Educazione Continua in Medi cina), quel sistema di aggiornamento professionale che permette ai medici di acquisire crediti formativi partecipando ad attività di aggiornamento, seminari e incontri di dimensioni ridotte, durata limitata e in ambito locale, osserva Paolo Zona, coordinatore nazionale del l’Area Rapporti con le Istituzioni di Federcongressi, «adesso la musica è cambiata, i soldi da spendere sono sempre meno, le spese deducibili solo al 20% e i margini di manovra estremamente ridotti». Non solo, ma il codice deontologico di Farmindustria (febbraio 2007) e la sua nuova autoregolamentazione in materia di convegni e congressi (aprile 2007) riducono drasticamente la possibilità di "ricchi premi e cotillon" in margine ai congressi scientifici, una direttiva che ha pesato non poco nel famigerato "taglio" del 73% degli investimenti.
«Un taglio di cui sono orgoglioso – commenta Sergio Dompé, 52 anni, presidente di Farmindustria – se, come si legge nel nostro codice etico, riguarda la parte ludico-ricreativa, ovvero i voli in business class, gli hotel a cinque stelle, le cene di gala, le location in località turistiche, l’ospitalità agli accompagnatori. Abbiamo voluto ridurre all’essenziale il finanziamento, stretti tra la volontà di dare segnali di sobrietà e le continue riduzioni di spesa farmaceutica che hanno portato il settore ad avere nel 2007 lo stesso fatturato a carico dello Stato del 2001, mentre il resto della spesa sanitaria è cresciuto di oltre il 40%».
Ecco allora che la realtà congressuale medico-scientifica ha assunto una dimensione bipolare. Da un lato resistono e prosperano i grandi congressi scientifici di specialità, eventi internazionali di alto prestigio, che si dilatano per 5-6 giorni; all’estremo opposto, proliferano i "mini congressi" a livello locale (Asl o strutture ospedaliere), con meno di 50 partecipanti, che si esauriscono nel corso di una giornata e giocano, numericamente, la parte del leone: 41mila eventi su 66mila nel 2006. «Sono di fatto spariti i congressi di medie dimensioni, quelli da 200-300 partecipanti e di due-tre giorni», commenta ancora Paolo Zona. Una "sparizione" che non sorprende il presidente dell’Ordine dei medici, Amedeo Bianco, 59 anni: «È