27 Agosto 2012
"Equivalenti, una svolta epocale. Se i medici collaboreranno."
La nostra intervista a Giorgio Foresti.
Approvata lo scorso 31 luglio in Senato, in vigore da Ferragosto, la spending review include tra i vari punti volti a diminuire la spesa pubblica anche importanti direttive sulla prescrizione dei farmaci equivalenti generici. Le nuove ricette obbligano i medici a non indicare più il nome commerciale del medicinale prescritto, bensì il principio attivo in esso contenuto. La norma ha da subito fatto discutere, sollevando apprezzamenti e critiche. Per fare maggior chiarezza e comprendere meglio lo stato di ‘salute’ del farmaco equivalente in Italia, abbiamo intervistato il dottor Giorgio Foresti, presidente di Assogenerici (Associazione Nazionale Industrie Farmaci Generici).
Dottor Foresti, si fa un gran parlare della nuova norma, i giornali riportano affermazioni e opinioni assai diverse tra loro. Qual è lo stato delle cose?
La novità riguarda solo i farmaci rimborsabili con un risparmio a tutto vantaggio di Stato e cittadini; a tal proposito si sta facendo un po’ di confusione, ma ciò non mi stupisce. Così come non mi sorprendono le affermazioni veicolate da alcuni mezzi d’informazione riguardo la presunta “marcia indietro” del Governo, dietrofront che non c’è assolutamente stato. Il provvedimento è passato come doveva, fissando nella data del 31 luglio un giorno epocale per l’Italia: è finito il monopolio del farmaco di marca e con la spending review si apre finalmente agli equivalenti generici, come già accade nel resto d’Euro