FANO – Sono state rispettate tutte le norme di sicurezza in occasione dell’intervento saltato a otorinolaringoiatria.
Lo garantisce il direttore sanitario dell’azienda ospedaliera Marche Nord, Maria Teresa Montella, che sottolinea la correttezza dell’operato del primario del reparto del Santa Croce, Giuseppe Migliori.
2 dicembre 2014 – Corriere Adriatico
L’ospedale conferma che l’episodio, risalente al 25 novembre scorso, è accaduto perché la confezione del farmaco non conteneva il prodotto. Perciò viene mostrata la foto della boccetta chiusa e vuota di Botox, la tossina botulinica usata nel trattamento della disfonia spasmodica.
l flacone è trasparente, ma il direttore sanitario spiega che, secondo il protocollo, la scatola esterna sigillata è stata aperta solo al momento dell’intervento, quando la sala operatoria era stata approntata e il paziente, che soffre di contrazioni involontarie delle corde vocali, era stato anestetizzato localmente.
Si è trattato di un evento eccezionale. “In 35 anni di professione mai avevo trovato un flacone senza il farmaco all’interno”, precisa il primario Migliori.
“Il comportamento del dottor Giuseppe Migliori è stato oltre la qualità e oltre la linea guida – dichiara Maria Teresa Montella -. Sono state rispettate tutte le checklist internazionali di sicurezza”. In direttore sanitario si riferisce anche alla scelta del primario di non operare, per una ragione di prudenza, con il farmaco recuperato nell’occasione dall’ospedale di Pesaro, attraverso il 118, che avrebbe richiesto una diluizione manuale del principio attivo mentre i protocolli prescrivono una quantità precisa al milligrammo, che è proprio quella del Botox. Un eventuale errore avrebbe potuto produrre gravi conseguenze.
Secondo Maria Teresa Montella non c’era una scorta di quel farmaco perché costa 900/1.000 euro e un buon amministratore sanitario se ne procura uno per ogni intervento programmato, perché non si mantiene.
Il paziente non ha subito alcun danno, a detta del primario Migliori, anche se è stato rimandato a casa dopo un giorno di ricovero senza poter essere curato, con la stessa incapacità di parlare a causa della disfonia spasmodica che aveva all’ingresso in ospedale. “E’ stato trattenuto una notte non per i rischi dell’anestesia locale – afferma il primario – ma perché cercavo di recuperare il farmaco per l’indomani”.
Per la direzione sanitaria dell’azienda ospedaliera Marche Nord, che riferisce di aver segnalato il difetto di produzione del medicinale all’azienda e al ministero della salute, la responsabilità dell’accaduto è unicamente della causa farmaceutica.
Direttore sanitario e primario, nella conferenza stampa convocata per l’occasione, non sono in grado di comunicare quale sia il produttore del Botox e neanche dopo quanto tempo il farmaco scade.
Visto che il paziente, già operato al Santa Croce dove gli è stata diagnosticata con merito la rara patologia, deve sottoporsi alla terapia chirurgica (con l’iniezione di botulino nei muscoli delle corde vocali) ogni 6/8 mesi, una riserva del farmaco potrebbe essere riutilizzata.