Per il presidente di Farmindustria il 2012 si chiude con un bilancio molto negativo. Le priorità per il 2013 sono stabilità, accesso all’innovazione e tutela brevettuale. Altrimenti le imprese farmaceutiche saranno costrette a chiudere o a lasciare l’Italia. Con ripercussioni negative anche sull’economia del Paese.
19 GEN – E’ un allarme che si ripete ormai da anni quello lanciato dalle imprese del farmaco sulle politiche dei vari governi che, penalizzando il settore, hanno bloccato gli investimenti, provocato licenziamenti e messo a rischio l’esistenza stessa delle imprese del farmaco nel nostro Paese. E il 2012, secondo il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, è stato un anno addirittura peggiore di quelli precedenti. Ma ora è necessaria un’inversione di rotta. "L’auspicio è che il nuovo Governo decida di sostenere le imprese e così facendo di aiutare l’economia del Paese. Se ci sarà la volontà di ascoltare e collaborare, sicuramente noi saremo disponibili a fare la nostra parte".
Presidente, il Governo Monti mirava alla crescita del Paese, ma le industrie del farmaco hanno spesso criticato i provvedimenti dell’Esecutivo. Dunque obiettivo fallito?
Direi proprio di sì. Il Governo è stato bravo a parole, ma nei fatti ha sottoposto il settore a continue manovre che non si possono definire di ridimensionamento, in quanto si è trattato di veri e propri tagli e interventi di contrazione. Questo nonostante quello del farmaco sia il settore che investe di più sia in valore che in percentuale di fatturato, come confermato nel 2012 sui dati 2011, per non parlare dell’importanza che ha per il Paese in termini di occupazione, di tasse e contributi di diverso tipo.
Eppure i Governi, quello Monti ma anche i precedenti, sembrano non volerne tenere conto. E così, il settore nel nostro Paese sta retrocedendo.
Ad esempio, se gli investimenti nel mondo sono tanti – parliamo di 90 miliardi di euro all’anno in ricerca e sviluppo, di cui oltre 50 in studi clinici –, tuttavia l’Italia attrae solo una piccola quota di questi, peraltro in continua diminuzione. Nell’ultimo triennio si è registrato, nel nostro paese, un calo del 23% degli studi clinici. Un valore che invece il nostro Paese, e non solo le imprese del farmaco, dovrebbe mirare ad attrarre di più.
Purtroppo, però, è questo il risultato delle continue manovre a cui siamo stati sottoposti in Italia, dove il mercato interno &egra