Secondo uno studio di Crea Sanità, che prende in considerazione il caso del gruppo Norvatis, l’industria farmaceutica può diventare una risorsa per le finanze pubbliche garantendo parallelamente risparmio e investimenti in ricerca e sviluppo.
mercoledì 16 settembre 2015 – Regioni.it
ultimi 3 anni) per il SSN relativi all’impegno dell’azienda nelle sperimentazioni cliniche e oltre 184 milioni di euro di risparmi permessi dall’offerta di farmaci equivalenti e biosimilari.
Questi i dati piu’ rilevanti che emergono dal rapporto “Un caso di studio sulla valutazione degli impatti generati dalle aziende
farmaceutiche in una prospettiva pubblica”, redatto per il Centro Studi CREA Sanita’ dal presidente Federico Spandonaro, professore di Economia Sanitaria all’Universita’ degli Studi di Roma Tor Vergata.
Lo studio rivela l’importante contributo che l’industria farmaceutica assicura anche alla finanza pubblica, oltre ad essere uno dei settori che garantisce maggiori investimenti in ricerca, in grado di rappresentare un volano di sviluppo e occupazione nel Paese.
Lo studio prende in esame i bilanci e le attivita’ di Novartis Italia negli anni 2012-2014 e in particolare approfondisce, dal punto di vista economico e finanziario, il contributo che le attivita’ industriali garantiscono all’erario e al ripiano della spesa farmaceutica, il costo evitato per il Servizio Sanitario Nazionale grazie alle sperimentazioni cliniche, ma anche i risparmi che derivano dalla possibilita’ di accesso ai farmaci equivalenti e biosimilari. “Le esigenze di contenimento della spesa pubblica sono evidenti, ma spesso le “manovre” di taglio e riduzione dei costi non tengono conto dei loro effetti dinamici, sopravvalutando i risparmi effettivi ottenibili”, ha commentato Federico Spandonaro.
“Peraltro negli ultimi anni la Sanita’ ha dato un grande contributo al risanamento e i suoi costi (in particolare quelli della farmaceutica) crescono significativamente meno della media dei costi della Pubblica Amministrazione – ha aggiunto il professore – Vale quindi la pena di ripensare attentamente le modalita’ di intervento, considerando i loro effetti complessivi tanto in termini di finanza pubblica che di sviluppo industriale”.
(ITALPRESS)