In pensione a 64 anni? Sì, ma solo se te la paghi tu
Sarà possibile sommando pensione obbligatoria e complementare per raggiungere l’importo minimo. In realtà la Fornero verrà peggiorata, perché dal 2025 questa soglia minima salirà a 3,2 volte l’assegno sociale
Stefano Lucci per Collettiva – 18 dicembre 2024
Cosa non si fa per provare a far dimenticare una delle promesse elettorali su cui questo governo ha
Ma come? Semplice, sommando la pensione obbligatoria a quella complementareper raggiungere l’importo soglia minimo che consente di andare in pensione, che per legge deve essere pari ad almeno 3 volte l’assegno sociale, cioè 1.600 euro al mese. In pratica, vai in pensione prima se te la paghi da te.
Duro il commento della segretaria confederale della Cgil Lara Ghiglione: “Invece di rimuovere gli importi soglia, ormai irraggiungibili per la maggior parte dei lavoratori, il governo propone strade alternative che non fanno altro che aggirare il problema”.
E anzi, in qualche modo peggiorando anche la situazione, visto che i requisiti vengono ulteriormente peggiorati: dal 2025, infatti, per coloro che utilizzeranno questa uscita non saranno più necessari 20 anni, ma ne saranno richiesti 25 e dal 2030 addirittura 30, con un importo soglia che in questo caso dovrà raggiungere 3,2 volte l’assegno sociale, ovvero 1.710 euro circa, 400 euro in più rispetto all’importo soglia del 2022.
Per la sindacalista dunque “sulle pensioni questo governo continua sulla strada intrapresa. Gli emendamenti presentati dall’esecutivo alla legge di bilancio non solo non affrontano le disuguaglianze strutturali del sistema previdenziale italiano, ma certificano che nonostante le promesse di superamento della legge Fornero, sarà questa l’unica norma con cui si potrà accedere al pensionamento oggi e in futuro”.
Si prosegue insomma nel peggiorare la Monti-Fornero, continua Ghiglione, “quella norma così tanto criticata negli anni che continua ad essere consolidata e applicata, senza alcun intervento strutturale per superarla”.
Di fatto, attacca la segretaria confederale Cgil, “in un mercato del lavoro caratterizzato da salari bassi e carriere discontinue, soprattutto per le donne, la platea di lavoratrici e lavoratori in grado di raggiungere l’importo soglia sarà minuscola. Basti pensare a quelle 4 milioni di lavoratrici in part-time che, anche nel caso raggiungano i 40 anni di contribuzione, visto l’aggancio del requisito all’attesa di vita, potranno accedere al pensionamento solo dopo i 71 anni di età e oltre”.
D’altra parte che il governo non sia interessato a costruire un sistema previdenziale equo lo dimostrano anche gli altri provvedimenti in materia contenuti nella legge di bilancio, come quello addirittura offensivo dell’aumento della maggiorazione sociale di 8 euro al mese.
“Servono interventi strutturali per garantire pensioni dignitose a chi ha svolto lavori faticosi e a chi ha retribuzioni basse, e per riconoscere il lavoro di cura. Bisogna affrontare l’emergenza salariale e lavorativa, che incide direttamente sulla sostenibilità previdenziale”, conclude Ghiglione.
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Nota:
L’emendamento approvato in Commissione Bilancio della Camera ed è stato promosso dalla Lega, con la firma della deputata Tiziana Nisini. Il testo introduce nella Legge di bilancio 2025 una misura
La rendita della pensione integrativa potrà essere utilizzata per raggiungere un importo pensionistico pari a tre volte l’assegno sociale, a condizione di avere almeno 25 anni di contributi dal 2025 e 30 anni a partire dal 2030. Inoltre, l’emendamento prevede sconti per le lavoratrici con figli.
Il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, ha sottolineato che questa riforma introduce per la prima volta la possibilità di cumulare la previdenza obbligatoria e quella complementare per anticipare la pensione.
Inoltre, l’emendamento prevede sconti per le lavoratrici con figli. A partire dal 2026, la Lega propone di estendere questa misura anche ai lavoratori con un regime misto, ovvero quelli con carriera previdenziale iniziata prima del 1996, con la possibilità di coinvolgere circa 80.000 persone, ma con un costo potenziale superiore al miliardo di euro.