In Italia, tra il 2000 e il 2008, la spesa per prestazioni e servizi sanitari ha registrato una crescita del 26% e del 43% per i costi amministrativi e burocratici. Lo stesso non si può dire per la farmaceutica convenzionata, cresciuta solo del 5%. E’ uno dei dati fotografati dallo studio "La sanità e i farmaci in Italia: le anomalie, i problemi e le possibili soluzioni", presentato ieri a Roma al convegno "La cura del Sistema sanitario nazionale (Ssn), priorità di intervento". La ricerca è stata condotta dal Centre for Economic and International Studies (Ceis) dell’università Tor Vergata di Roma. L’appuntamento è stato organizzato da Fondazione Farefuturo, Italian American Pharmaceutical Group (Iapg) e Italianieuropei (Ie). «Lo studio – spiega Vincenzo Atella, docente di economia al Ceis – vuole illustrare alcune anomalie nella composizione della spesa sanitaria nazionale ed evidenziare possibili soluzioni per migliorare la sostenibilità del Sistema sanitario nazionale (Ssn)». Dalla ricerca emerge come, tra il 2001 e il 2007, ci sia stata una forte contrazione della spesa pubblica per farmaci, a fronte di una crescita della componente privata. Questa crescita è stata più forte nelle Regioni sottoposte ai piani di rientro. Lo studio analizza anche come l’attuale gestione finanziaria produca notevoli diseconomie all’interno del Ssn. Solo gli oneri finanziari per i ritardati pagamenti delle Asl ai fornitori, che si aggirano attorno ai 300 giorni, generano un’inefficiente allocazione delle risorse con una perdita di benessere per l’intera collettività. C’è poi uno scarso utilizzo dell’assistenza territoriale, confermato dal minor ricorso all’Assistenza domiciliare integrata (Adi).