ANCONA – Ex Angelini di Ancona, la Procura apre un’inchiesta sul maxi-acquisto in due tranche da parte della ex giunta Sturani del complesso industriale in disuso che si affaccia su via Flaminia. A dare il via all’indagine l’esposto presentato dall’ex consigliere di Sinistra per Ancona Eugenio Duca che, a giugno, si era presentato personalmente al terzo piano di Palazzo di giustizia per denunciare, attraverso un lungo esposto, presunti sprechi dell’amministrazione. Nel dossier Duca aveva toccato alcune spinose questioni, tra cui l’acquisto del fabbricato alla Palombella, sede storica dell’azienda farmaceutica, rilevato dal Comune tra il 2005 e il 2008 per ben 4 milioni 581 mila euro.
Denaro speso senza un reale progetto di recupero, tanto che lo stabile è tuttora deserto, e quindi senza apparente motivo. I sospetti dell’ex consigliere e parlamentare sono stati raccolti dai pm che, nei mesi scorsi, hanno disposto accertamenti nel tentativo di appurare cosa si nasconda dietro quella consistente fuoriuscita di denaro e se siano configurabili ipotesi di reato. Al momento non sono state ipotizzate irregolarità penali e non ci sono iscritti nel registro degli indagati. I magistrati, che hanno ascoltato Duca, stanno passando al setaccio il materiale in loro possesso, verbali e delibere, ma stanno anche verificando le tempistiche del doppio acquisto per capire, nel caso in cui vengano alla luce ipotesi di reato, se queste siano già cadute in prescrizione.
Le spese sono infatti datate. L’acquisizione della prima parte del fabbricato risale a fine 2005, quando il Comune sborsò 3,726 milioni. Nella delibera di giunta, approvata il 22 novembre di 8 anni fa, non si faceva cenno destinazione dell’immobile. Si era parlato di trasferirvi il Nautico, ma anche di adibirlo a sede dell’Ostello della gioventù o di realizzarvi residenze popolari, uffici e locali. Nulla di tutto questo si è mai concretizzato. Rimasto inutilizzato, il complesso è nel frattempo diventato ricovero per spacciatori, senzatetto e clandestini. Tre anni dopo il primo acquisto era arrivata la seconda delibera con cui, il 30 gennaio 2008, la giunta Sturani aveva deciso di stanziare altri 843 mila euro per rilevare un secondo blocco, rimasto fuori dalla prima operazione.
Ad oggi l’ex Angelini è un’incompiuta. E non si sa cosa farne. Ma i problemi sono anche altri. In primo luogo l’amianto, con lavori di bonifica mai avviati per assenza di fondi. Per risanare il complesso e ripulirlo dalla pericolosa fibra il Comune aveva calcolato un budget di 1 milione. Ancora da trovare. Eppure, quando venne effettuato il primo acquisto, la giunta era al corrente che alla Palombella c’era l’amianto, come dimostrano i documenti depositati a Palazzo del Popolo. Ed era anche consapevole che il fabbricato era compreso nel Piano di stralcio di bacino per l’assetto idrogeologico. Il che significa come all’ex Angelini nulla si possa realizzare se prima non si mette in sicurezza l’area a rischio frana.
Stando all’esposto di Duca, infine, non risultano agli atti documenti in base ai quali l’immobile sia configurabile come archeologia industriale né un parere della Soprintendenza sul suo utilizzo. La parola ora ai magistrati, che sono al lavoro per verificare la sussistenza o meno di ipotesi di reato e quindi per identificare eventuali responsabili.