Il presidente ISTAT, Chelli, in audizione alle Commissioni bilancio. I numeri impietosi del SSN

Silvestro Scotti (Fimmg): Si confermano le ragioni che hanno portato allo stato di agitazione, dati che stridono con le decisioni in Legge di Bilancio.

Commissioni congiunte
V Commissione (Bilancio, tesoro e programmazione) della Camera dei Deputati
5a Commissione (Programmazione economica, bilancio) del Senato della Repubblica
5 novembre 2024

In questa audizione è proposto un aggiornamento del quadro congiunturale per l’economia italiana descritto nell’audizione del 7 ottobre 2024, e sono analizzati alcuni tra i principali provvedimenti previsti nel disegno di legge di bilancio, fornendo, laddove possibile, valutazioni quantitative sugli effetti delle misure su famiglie e imprese.

Riportiamo integralmente la parte della relazione che riguarda la sanità. Rimandiamo al testo integrale per gli altri argomenti.

Audizione del Presidente dell’Istituto nazionale di statistica
Prof. Francesco Maria Chelli

Sanità

Gli articoli 47-66 del disegno di legge di bilancio trattano misure in materia di sanità.
L’art. 47, in particolare, dispone il rifinanziamento del Servizio Sanitario Nazionale
(SSN) per gli anni 2025-2030. In questa sezione sono richiamati, come di consueto,
alcuni elementi di contesto in tema di spesa e personale sanitario, nonché di
accessibilità alle cure.

A partire dalle informazioni contenute nel “Sistema dei conti della sanità”, che
integra numerose fonti statistiche di natura amministrativa e campionaria, è possibile analizzare l’andamento recente della spesa sanitaria. Nel 2023, ultimo anno
per cui i dati sono disponibili, la spesa corrente per l’assistenza sanitaria – pubblica
e privata – ammontava a oltre 176 miliardi di euro, di cui poco meno dei tre quarti a
carico delle Amministrazioni Pubbliche (AP) (74,0%), il 23,1% a carico direttamente
delle famiglie e il 3,0% sostenuta dai regimi di finanziamento volontari.

Come noto, un aumento significativo della spesa delle AP si è registrato in conseguenza
dell’emergenza sanitaria: nel triennio 2020-2022 la spesa mostra una crescita
sostenuta, passando da poco meno di 114,7 miliardi nel 2019 ai 130,8 miliardi del
2022; nel 2023, si osserva invece un calo dello 0,4% rispetto all’anno precedente (a
130,2 miliardi); la variazione media 2019-2023 risulta pari a +3,2%. Sempre nel 2023,
la spesa sanitaria direttamente a carico delle famiglie supera i 40,6 miliardi (+1,7%
rispetto al 2022); dopo il calo del 2020, si è registrato una forte ripresa che ha portato
la variazione media 2019-2023 a +2,7%.36

Come già ricordato in altre occasioni, la dotazione e l’invecchiamento del personale
medico rappresentano criticità per il comparto della Sanità, anche alla luce del futuro
aumento della domanda di cure dovuto alla dinamica della popolazione.

Nel 2022, ultimo anno per cui i dati sono disponibili, la dotazione complessiva di
medici (generici e specialisti) è pari in Italia a 4,2 per mille abitanti, 0,2 punti in più
rispetto al 2019; l’offerta è maggiore al Centro (4,8) e minore nel Nord-ovest e al Sud
(4,0). I medici specialisti37 costituiscono l’81% circa dei medici totali; nel 2022 sono
3,3 ogni mille residenti, 0,3 punti in più rispetto al 2019.38 I medici di medicina generale (MMG)39 sono 6,7 per 10 mila abitanti e rappresentano il 15,7% dei medici totali.

Come più volte ricordato, i MMG sono la categoria, insieme agli infermieri, che desta maggiori preoccupazioni tra le professioni sanitarie per le
prospettive future. Sono caratterizzati, infatti, da una struttura per età spostata
verso le età prossime al pensionamento (sulla base dei dati IQVIA si stima che circa
il 77% abbia 55 anni e più), da un trend decrescente (il numero è diminuito di oltre
6mila unità in dieci anni, da 45.437 nel 2012 a 39.366 nel 2022) e da un incremento
significativo del numero di assistiti pro-capite (da 1.156 nel 2012 a 1.301 nel 2022)
che si traduce in un forte aumento della percentuale di MMG con più di 1.500 assistiti (limite superiore fissato dalla normativa nazionale vigente, dal 27,3% al 47,7% nell’arco di un decennio).

La dotazione è più bassa nelle regioni del Nord e il numero medio di assistiti per
MMG e la percentuale con più di 1.500 assistiti presentano ampie differenze
regionali: per il primo indicatore il divario è tra il massimo della PA di Bolzano (1.559)
e il minimo del Molise (1.089); per il secondo si osserva una forbice amplissima, dal
71,0% in Lombardia al 22,4% in Sicilia.

Per quel che riguarda il personale infermieristico (infermieri e ostetriche), il numero
è da molti anni ritenuto insufficiente rispetto ai bisogni di salute della popolazione.
La dotazione nel 2022 è pari a 6,8 per mille abitanti, 0,4 punti in più rispetto al 2019.
Tra le regioni si osserva un ampio divario, con una dotazione particolarmente bassa
pari a 5,7 infermieri e ostetriche per mille residenti in Lombardia, Campania e
Calabria e a 6,0 in Sicilia, mentre tassi significativamente più elevati si registrano in
Molise (8,8), nelle PA di Bolzano e Trento (8,3), in Liguria (8,1) e in Umbria (8,0).

L’Indagine Aspetti della vita quotidiana raccoglie informazioni sulle persone che, pur
avendone bisogno, hanno dovuto rinunciare a un accertamento diagnostico o a una
visita specialistica, un importante indicatore della qualità dei servizi sanitari.

Nel 2023 la quota di persone che hanno rinunciato a curarsi si attesta al 7,6% sul totale
della popolazione (era il 6,3% nel 2019); riguardo ai motivi della rinuncia40, la quota
di quanti hanno rinunciato a causa delle lunghe liste di attesa risulta pari al 4,5%
(2,8% nel 2019). Le rinunce per motivi economici riguardano il 4,2% della
popolazione, quelle per scomodità del servizio l’1,0%


Commento Fimmg

Dati Istat allarmanti

Silvestro Scotti (Fimmg): Si confermano le ragioni che hanno portato allo stato di agitazione, dati che stridono con le decisioni in Legge di Bilancio.

Fimmg – 6 novembre 2024

«I dati e le preoccupazioni espresse dal presidente dell’Istat Francesco Maria Chelli rimarcano tutto ciò che da anni lamentiamo nei confronti degli interlocutori politici, seriamente preoccupati per la sopravvivenza di una categoria, quella dei medici di medicina generale, che sostiene sulle proprie spalle il peso delle cure primarie e dell’assistenza di prossimità.

Non si comprende come possa coesistere la consapevolezza istituzionale di questa criticità – certificata a questo punto dall’istituto nazionale di statistica – con una Legge di bilancio che dimentica di fatto la nostra categoria». Silvestro Scotti, segretario generale Fimmg, commenta così quanto è emerso dall’audizione nelle commissioni riunite Bilancio di Senato e Camera sulla Manovra.

Se è vero che Chelli ha sottolineato come i medici di medicina generale “sono la categoria, insieme agli infermieri, che desta maggiori preoccupazioni tra le professioni sanitarie per le prospettive future, altrettanto vero è che da Fimmg torna ormai da tempo un forte monito sull’esigenza di intervenire presto e in modo concreto. «In assenza di interventi concreti – sottolinea il leader Fimmg – ogni commento sulla volontà di valorizzare la medicina generale resta solo speculazione.

Già dal nostro Congresso nazionale è emerso con forza un grave disagio e una profonda sofferenza espressa dall’intera categoria. Ciò nonostante, nella Legge di bilancio perdura da parte dei decisori politici l’assenza di iniziative volte a stanziare risorse aggiuntive per il raggiungimento degli obiettivi di politica sanitaria per l’area dei medici convenzionati e quindi per la medicina generale».

Tra le proposte da tempo lanciate da Fimmg, è bene ricordarlo, la richiesta di una qualche forma di detassazione delle quote variabili che sono oltretutto collegate agli obiettivi delle Regioni contenute nel Patto della salute e nel PNRR, utili a sostenere lo sforzo assistenziale prodotto dai singoli medici. Cosi come viene chiesto un investimento sul corso di formazione in Medicina Generale (unica disciplina formativa post laurea con il maggiore rapporto di abbandono e senza copertura di posti messi a concorso) che in Manovra viene dimenticata. Anzi, se ne aumenta il gap, visto che il borsista già percepisce una borsa tassata e pari al 50% di quelle delle specializzazioni. Condizioni che ne riducono l’attrattività e bloccano un ricambio generazionale ormai non più rimandabile.

Nei dati espressi dal presidente Istat la dimensione di un problema che sta mettendo seriamente a rischio l’assistenza sanitaria per i cittadini. I medici di medicina generale sono 6,7 per 10.000 abitanti, il 15,7% dei medici totali, con il 77% sopra i 55 anni.

Gravissimo anche l’aspetto delle carenze visto che il numero dei medici di medicina generale è diminuito di oltre 6.000 unità in dieci anni, da 45.437 nel 2012 a 39.366 nel 2022, e il numero di assistiti pro-capite è aumentato da 1.156 nel 2012 a 1.301 nel 2022.

«Una platea – ricorda Scotti – che non è paragonabile con quelle di altri paesi europei, molto differenti per cronicità ed esigenze assistenziali. Siamo ad un bivio che conduce verso direzioni diametralmente opposte e ora c’è da decidere da che parte vogliamo traghettare il Servizio sanitario bene primario nel nostro Paese».

 

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