Cari colleghi, evidentemente l’aria degli States deve avere una qualche proprietà miracolosa che induce a cercare domande e risposte non trovate e non trovabili in Italia.
Mi riferisco alle esternazioni del dottor Dompè che troviamo nell’articolo pubblicato da l’Unità del 16 Giugno u.s.
“La manovra economica annunciata dal governo, se da un lato e’ ”doverosa” in un tempo in cui ”tutti dobbiamo fare sacrifici”, dall’altro ”pare esprimere una sorta di accanimento” nei confronti della farmaceutica. Questo il giudizio del presidente di Farmindustria, Sergio Dompe’, che, a margine di un convegno a Washington dedicato al ”modello italiano” del sistema farmaceutico, ha criticato alcune delle misure previste dalla manovra. ”In questo momento abbiamo, come sistema Italia, l’obbligo di essere solidali con le necessita’ di attivare una manovra economica in Italia. Nella vita bisogna avere il senso della responsabilita’ reciproca, e sapere quando bisogna fare un passo indietro.”
Pur essendo palese la necessità istituzionale di far sentire ad ogni occasione la propria voce per lamentarsi di quanto sta accadendo, pur essendo consapevoli del fatto di piangere con il topo in bocca ,queste ultime esternazioni sono veramente incomprensibili.
Fino ad ora l’unica parte del settore farmaceutico che ha dovuto e continua a subire gli effetti della cosidetta crisi ed alla quale sono stati e vengono richiesti sacrifici , sono i lavoratori del settore farmaceutico ed in particolare gli isf.
L’accanimento (presunto verso le aziende) dichiarato dal dottor Dompè sembra essersi realizzato nei confronti degli isf, che sono diminuiti drasticamente di numero, e che hanno negli ultimi due rinnovi contrattuali lasciato sul tavolo un importante pezzo della propria retribuzione e del proprio potere di acquisto, proprio mentre l’industria farmaceutica in controtendenza rispetto ad altri settori ha continuato a crescere ed accumulare profitti.
Per quanto riguarda poi il senso della responsabilità reciproca mi domando e vi domando cari lettori dove è andata a finire. Se ci fosse stato almeno un barlume di buon senso non saremmo nella situazione attuale. Non assisteremmo impotenti allo sterminio di una categoria prima resa ipertrofica dalle aziende stesse ed ora costretta ad una cura dimagrante stile “campo di concentramento”.
Non vedremmo tanti lavoratori ad alta specializzazione lasciare un settore e non assisteremmo all’ultimo tentativo veramente deprimente di sostituire personale con altro a più basso costo, senza tutele sindacali e contrattuali e con una precarietà di lavoro massima.
Sarebbe forse stato meglio approfittare di questa vacanza americana per chiarirsi meglio le idee e smetterla con la solita pantomima di sempre.
Noi intanto cerchiamo di non farci abbindolare da questi pifferai magici.
Umberto Alderisi
19.06.2010
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