Ministro della Salute, Renato Balduzzi, secondo il direttore del Pascale, se non ci fosse il servizio sanitario nazionale solo un italiano ammalato di cancro su dieci potrebbe permettersi la cura, a causa dei costi alti dei chemioterapici. È d’accordo?
«Credo che questa affermazione sia un inconfutabile un dato di fatto. D’altra parte è una delle grandi ragioni di esistenza e di forza della nostra sanità pubblica».
Ministro, è possibile che possa accadere in Italia quanto è successo in India? Ovvero che una multinazionale del farmaco perda la causa relativa al brevetto di un medicinale costoso?
«Non vorrei commentare una vicenda di cui non conosco perfettamente tutti gli elementi. Piuttosto, però, avendo letto, proprio sul Mattino, l’articolo del ricercatore e docente di chemioterapia, Silvio Garattini, mi dico d’accordo con lui quando sostiene che sarebbe opportuno che le multinazionali del farmaco autolimitassero l’ambito di efficacia dei brevetti. Consentendo, in tal modo, agli stati più poveri di ottenere farmaci costosi al prezzo dei generici».
Secondo lei ci vuole anche uno sforzo della comunità internazionale per farsi carico di questo?
«Certo. I costi dei farmaci sono un problema serio in tutti i paesi del mondo. E l’autorità nazionale ha pochi strumenti per contrastare la politica dei prezzi dell’industria farmaceutica. Ritengo che sia arrivato il momento, a questo punto, di riconsiderare le norme europee che prevedono il rilascio all’immissione in commercio di un farmaco affiancando ai requisiti di sempre, vale a dire qualità sicurezza ed efficacia, anche un ulteriore requisito».