Il numero odierno del Messaggero pubblica l’articolo: “Informatori scientifici senza vaccino, parte da Latina il grido di allarme: appello alla Regione“.
L’articolo inizia osservando che in 12 regioni (n.d.r.: in realtà sono 17) gli ISF sono stati vaccinati perché riconosciuti ad alto rischio.
Viene poi riportato un intervento di Francesca Conte, ISF della Chiesi Italia, che opera nel territorio pontino che dice: «Stiamo pagando un prezzo alto per i contagi: abbiamo perso un collega di Viterbo e altri due colleghi sono stati dimessi con ausilio di ossigeno e un altro è tuttora intubato allo Spallanzani. Solo per citare alcuni casi di cui ho conoscenza diretta».
Viene poi riportata una dichiarazione del Dr. Enzo De Amicis, medico di medicina generale di Latina, che dice «Mentre in Italia migliaia di persone sono state vaccinate senza avere alcun titolo è sconcertante il fatto che si faccia difficoltà a ricomprendere gli informatori nelle classi a rischio. Nell’ultima ordinanza del commissario straordinario per l’emergenza Covid, il generale Francesco Paolo Figliuolo, si cita espressamente il completamento delle vaccinazioni, parallelamente a determinate categorie, di tutti coloro che operano in presenza presso strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private».
La questione, ricorda il Messaggero, era stata sollevata circa un mese fa con una nota indirizzata a Zingaretti firmata da una quarantina di ISF. Sconcertante è stata la risposta dell’Area Farmaci: “É tra le attività che non hanno un contatto diretto con l’assistito e pertanto, considerando che fino ad oggi l’attività è stata svolta efficacemente da remoto, rientrerà nelle categorie di vaccinazione per età”
«Inaccettabile – lamentano gli ISF – che la Regione non sappia cosa facciamo. Dopo il lockdown di inizio pandemia non c’è stato più alcun Dpcm a imporre l’attività da remoto, per altro accettata in media da soltanto due medici su cento».
Nel mentre gli informatori scientifici confidano in un ripensamento da parte della Regione, il dottor De Amicis si è fatto carico del problema sollecitando Loreto Bevilacqua, responsabile della campagna vaccinale della Asl pontina, a trovare una soluzione. «Ci sentiamo fortemente discriminati ha concluso la dottoressa Conte per 12 (n.d.r.: 17) regioni siamo una categoria a rischio. Il rischio o c’è per tutti, a parità di condizioni, o per nessuno».