Dopo avere incassato il no delle grandi major, il film prodotto per Fil Rouge Media da Federico Greco e Mirko Melchiorre, con i contributi di grandi nomi quali Roger Waters, Gino Strada, Ken Loach, Vittorio Agnoletto, Jean Ziegler, affronta il tema dei tagli alla sanità pubblica e dei disastri prodotti in particolare a quella calabrese. Arriva nelle sale di tutta Italia e ovunque fa il tutto esaurito animando la discussione.
La storia è quella di una cittadina calabrese sullo Ionio, Cariati provincia di Cosenza, meno di 10.000 abitanti, dove l’ospedale Vittorio Cosentino è stato chiuso una decina d’anni fa, assieme ad altri 18 della Regione Calabria, nel giro di una notte dall’allora Commissario e Presidente della Regione Scopelliti. Ma alla fine del 2020 la pandemia sta mordendo ed è cosi che un manipolo di ribelli di ogni età si riuniscono e decidono di occupare per protesta l’ospedale chiedendone la riapertura.
Il fatto viene riportato dai media nazionali per due giorni e poi cade nel disinteresse, ma balza agli onori delle cronache quando alla protesta di Cariati si uniscono le voci di intellettuali, professionisti ed artisti di richiamo internazionale. L’adesione di Roger Waters dei Pink Floyd, con i suoi appelli carichi di energia e di carisma, l’esperienza del regista Ken Loach, sempre attratto dai grandi temi e dalle lotte sociali, diventano i fili conduttori per allargare lo sguardo dalla vicenda di Cariati a qualcosa che è iniziato molto prima.
Federico Greco e Mirko Melchiorre, che già nel 2017 avevano prodotto PIIGS con grande successo, raccontano come è nata l’idea del film. A novembre 2020, nel pieno della seconda ondata della pandemia, stavano girando un documentario su Gino Strada, chiamato dal Governo del momento a salvare la sanità calabrese in grande difficoltà. Strada con Emergency stava tentando di organizzare le terapie intensive nell’ospedale di Crotone, a 50 chilometri di distanza, quando scoppiò la protesta di Cariati e l’occupazione dell’ospedale. Greco e Melchiorre si recarono a vedere e a documentare quanto stava accadendo e si convinsero che la pandemia non facesse altro che mettere a nudo il profilo di un problema ben più ampio, in atto da tempo, il quale minava alla base la sanità calabrese. La storia della cittadina e la sua grande tensione emotiva poteva essere la chiave narrativa giusta per affrontare un tema complesso.
Tra molte peripezie in due anni si è arrivati alla realizzazione del film, praticamente autoprodotto, e la pellicola, grazie ai preziosi contributi che contiene, apre molti spunti di riflessione su un processo ormai trentennale che prevede il progressivo depotenziamento del welfare pubblico, dalla sanità alla istruzione.
Gli ingenti stanziamenti sanitari fanno gola e mettono in moto i grandi nomi della finanzia internazionale. Tutte le parti politiche hanno contribuito in questi anni a fare in modo che davanti ai dati tendenziali della sanità si mantenesse sempre il segno meno. Alla chiusura degli ospedali pubblici, al depauperamento del personale sanitario e all’invecchiamento delle infrastrutture ha corrisposto stabilmente la crescita del privato, il quale ha la possibilità di scegliere su quale capitolo è più conveniente offrire le sue prestazioni.
L’attualità ci dice che Gino Strada ci ha lasciati con un messaggio forte “A volte è più facile aprire un ospedale a Kabul” ma l’allargarsi della protesta, il ritorno delle telecamere, le lampare dei pescatori, i messaggi di solidarietà di tanta parte del Paese, i blocchi stradali e ferroviari, hanno rotto il muro del silenzio e costretto la Regione Calabria a riconoscere l’errore impegnandosi a riaprire il Vittorio Cosentino.
Ora è in gioco la credibilità delle Istituzioni e della politica e, dopo gli ultimi sopralluoghi, il risultato storico sembra davvero vicino.
“C’era una volta in Italia – Giacarta sta arrivando” – LOCANDINA e programmazione
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