ROMA – Gli uomini della Guardia di Finanza sono arrivati ieri mattina con un mandato della procura e hanno perquisito uffici e abitazioni di padre Franco Decaminada [nella foto], l’amministratore del gruppo che comprende l’Istituto dermopatico dell’Immacolata, il San Carlo di Nancy, e la società farmaceutica omonima che ha sede a Pomezia. Una decisione partita da piazzale Clodio dopo che il patron di uno dei gruppi ospedalieri più importanti della Capitale, ha dichiarato al procuratore aggiunto Nello Rossi e al sostituto Michele Nardi: «È vero che preleviamo abitualmente dalle casse dell’Idi, ma possiamo. La struttura è nella nostra disponibilità anche per le spese personali». Tutto questo mentre i dipendenti sono in sciopero e la struttura ospedaliera versa in difficoltà finanziarie enormi lasciando intravedere un nuovo scandalo San Raffaele.
La posizione di Decaminada, dunque, si aggrava e già si parla del reato di appropriazione indebita per 800 mila euro circa. Era una prassi prelevare liberamente dalle casse dell’ospedale e ai pm lo aveva confermato anche padre Aleandro Paritanti, leader ancora in carica della Congregazione dei figli dell’Immacolata concezione, mentre Decaminada ha lasciato a gennaio quando l’azienda sembrava prossima al crac. Proprio in questi giorni di corvi e segreti rivelati, la gestione finanziaria del gruppo si inserisce tra i malesseri che affliggono il Vaticano: tra lo Ior e il San Raffaele. E sebbene la procura abbia sempre mantenuto la debita cautela, in quanto l’Idi essendo una Onlus non è obbligata a un vero e proprio bilancio né alla pubblicazione dei rendiconti, la decisione di far scattare la perquisizione e di ipotizzare il reato di appropriazione indebita, fa capire che molto altro sta per venire fuori.
A far scattare l’inchiesta era stato un esposto anonimo nel quale veniva denunciato un ammanco di circa 600 milioni dalle casse dell’ospedale, mentre più volte i 1.500 dipendenti dell’Istituto avevano protestato per gli stipendi in ritardo. Per gli investigatori delle Fiamme gialle il sospetto immediato è stato che i tanti prelievi effettuati potessero rappresentare una vera e propria distrazione dal budget di un’azienda già in crisi. Anche perché i vertici sostenevano di non potere pagare i dipendenti per il mancato accredito dei finanziamenti regionali. A questo punto la procura si è messa a guardare ai conti del gruppo: dalle distrazioni degli stessi frati, che avrebbero prelevato denaro dalle casse anche per le spese personali, alle parcelle d’oro, pagate a consulenti e professionisti, oltre ai crediti dei dipendenti nei confronti dell’istituto, ai debiti con l’Inps e alle esposizioni con le banche. Un lungo elenco di situazioni sospette.
Le dichiarazioni che Aleandro Paritanti aveva rilasciato alla trasmissione di Rai 3 Report, non avevano fugato i dubbi dei magistrati. Anzi. Al giornalista che chiedeva conferme sui prelievi incontrollati dalle casse dell’ospedale (fino a 200 mila euro settimanali) il religioso ha risposto: «Questo lo faccio anch’io. Quando serve il contante preleviamo il contante». Padre Paritanti ha spiegato, poi, che l’ente, sovvenzionato dalla Regione, ha un bilancio, ma non è consultabile, perché l’istituto è no profit. All’esame degli inquirenti potrebbero finire anche i lavori affidati alla Edilars di Angelo Proietti, il costruttore coinvolto nell’inchiesta sugli affari di Marco Milanese, l’ex braccio destro di Tremonti travolto d