Fonte: http://cp.neurology.org/content/4/2/164.extract
E’ stato pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Neurology Clinical Practice dell’American Academy of Neurology un interessante articolo intitolato “I rapporti tra medici e case farmaceutiche. Ecco perché i medici non dovrebbero accettare denaro da parte dell’industria farmaceutica“.
Secondo il Prof. Carl Elliott, docente del Centro di Bioetica dell’Università del Minnesota, se abbiamo imparato qualcosa in un decennio pieno di litigi, è che l’industria farmaceutica paga la stragrande maggioranza dei medici per una semplice ragione: per commercializzare i loro farmaci. E perché avremmo dovuto pensare il contrario? Le case farmaceutiche non sono organizzazioni di beneficenza. Esse non sono imprese di formazione, o di filantropia, o di assistenza ai poveri, o anche, cerchiamo di essere onesti, di cura della salute. La loro attività è quello di produrre e vendere farmaci. Diversamente dalla maggior parte di qualsiasi altra impresa, tuttavia, le case farmaceutiche devono passare attraverso un intermediario per vendere i loro prodotti. Questo pone i medici in una posizione di singolare monopolio. Stanno in piedi tra le compagnie e dei pazienti vulnerabili, a volte disperati, che quelle compagnie chiamano “clienti”.
Fonte: http://cp.neurology.org/content/4/2/164.extract
COMMENTO:
Vista l’incredibile ostilità di buona parte dei neurologi verso la scoperta del prof. Paolo Zamboni dell’Università di Ferrara sul ruolo dell’insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI) nella sclerosi multipla (SM), ci piacerebbe sapere quanti di essi hanno ricevuto denaro dalle case farmaceutiche. Per alcuni pezzi da novanta i dati sono già noti, per altri ancora no.
12 giugno 2014 – Mediterranews