By Giacomo Giannecchini on 18 ottobre 2012
Pazienti e farmacisti, assistono impotenti ad uno strano fenomeno: trimestralmente, decine di farmaci mutuabili spariscono dai banchi delle farmacie. Come dei novelli Houdini, i farmaci racchiusi nella loro scatoletta che magari ci hanno accompagnato per anni in un percorso terapeutico, spariscono. Dal Mirapexin per il Parkinson, alla Folina per combattere l’anemia o al Cymbalta, un antidepressivo, sembrano essere scomparsi improvvisamente. Che fine hanno fatto? Semplice sostituzione di un medicinale antiquato con uno più al passo con i tempi? Secondo alcuni non è questo il punto, o per lo meno, non è solo questo. Dietro ci sarebbe una questione d’affari: il business delle esportazioni nei Paesi dell’Unione Europea. Ci spiega meglio Chiara Daina autrice di un articolo-indagine in merito sul mensile “Street magazine”: “Una conseguenza della libera circolazione dei beni che consente di trasferire i farmaci da uno Stato dove i prezzi sono più bassi a un altro in cui sono più alti”. Esempi? Il Cymbalta, già citato, in Germania lo si vende ad Euro 87,68, nelle nostre farmacie a Euro 24,90. Il business è molto chiaro. Un affare enorme per i grossisti. Tutto regolare, a norma di legge, nessun “magheggio” particolare. Ma anche Fofi aveva già sottolineato questo piccolo “bug” del sistema che, seppure perfettamente legale, crea molti disagi ai pazienti e fa nascere qualche perplessità ai farmacisti. La segnalazione ad Aifa da parte di Fofi è dell’anno 2010, ma per ora non si sono trovate soluzioni. La fantasia non manca assolutamente nel nostro Paese, e sono nati siti per trovare rimanenze, o farmacie che ancora sono in possesso di farmaci oramai venduti solo all’estero, siti capaci di localizzare farmacie che hanno ancora negli scaffali il farmaco che si pensava del tutto sparito.
Quelli che la farmacia magazine