I distretti tecnologici italiani sono solo 18
Martedì 25 gennaio 2011
I distretti tecnologici italiani funzionano bene, e malgrado la crisi si distinguono rispetto a quelli industriali per gli ottimi risultati raggiunti. L’ufficio studi di Intesa Sanpaolo ha scoperto che questi 18 gioielli sparsi per l’Italia (Nord e Sud senza distinzioni) sono il frutto dell’impegno di singoli ma anche del territorio.
"Un distretto tecnologico si distingue per la presenza di imprese high tech con manodopera particolarmente qualificata e collegate a poli universitari e centri di ricerca", ha spiegato la ricercatrice Serena Fumagalli al Corriere della Sera. Bisogna sottolineare che tutti hanno già iniziato a trasporre l’innovazione in veri e propri prodotti. I settori di riferimento sono quelli farmaceutico, biomedicale, aeronautico e informatico.
I poli farmaceutici sono di dimensioni medie (100 addetti) e si concentrano nel milanese, laziale (tra Roma, Frosinone e Latina), toscano (tra Firenze, Siena e Pisa) e napoletano. "In tutto circa 70 mila addetti che hanno prodotto dal ’98 al 2007 ben 1.100 brevetti", sottolinea il Corriere
Il distretto biomedicale di Mirandola in provincia di Modena e si è specializzato nella produzione di "componenti monouso, apparecchiature per la emodialisi, prodotti per la cardiochirurgia, la trasfusione e l’anestesia".
Le filere ICT invece sono concentrate in "8 poli che rappresentano alla fine il 59% del totale degli addetti italiani del settore (circa 200 mila)". Si parla di piccolissime imprese di circa 7 addetti, ma anche meno, situate a Milano, Roma, Torino, Genova, Catania, Aquila, tra Bologna e Modena e infine nel Veneto. "Milano da sola occupa quasi 70 mila persone e Roma 50 mila. Segue Torino con 25 mila", continua il quotidiano.
Milano è in testa per il numero brevetti (2mila), ma il dato non è preciso poiché molti di questi sono intestati a università o dai centri di ricerca.
"L’ultimo settore preso in considerazione è l’aeronautico con cinque distretti. Gli addetti totali sono 24 mila e Varese, Napoli e Torino si contendono il primo posto", conclude il Corriere. "Le imprese in questo caso sono di dimensioni più grandi. A Varese c’è la dimensione più elevata che però si giova tutto intorno di una filiera di piccole e medie".
(Fonte: Corriere della Sera)