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I disagi del Decreto Lorenzin

Il decreto nasconde un fine inquietante: demolire la Sanità Pubblica per giustificare l’ennesima privatizzazione, cioè svendita di un  bene  pubblico. I medici non prescrivono più farmaci se non indicati in un piano terapeutico dello specialista. Il medico, per evitare di essere multato, ha due scelte: Inviare il paziente alla visita specialistica oppure, se ritiene la questione di una certa urgenza, inviarlo al Pronto  Soccorso. La minestra riscaldata Lorenzin, il suo governo e compari non hanno inteso punire i veri responsabili dei disastri provocati alla Sanità Pubblica.

Pino Delle Noci – manfredonianews.it – Pubblicato 13 febbraio 2016 da Redazione G.

Il Decreto Lorenzin del 20/01/2016 è un’accozzaglia di disposizioni atte a soddisfare un coacervo d’interessi delle lobby amiche. Il decreto nasconde un fine inquietante: demolire la Sanità Pubblica per giustificare l’ennesima privatizzazione, cioè svendita di un  bene  pubblico.  Il  Governo  Renzi  lavora  per  far  passare  il  concetto  che  la  salute deve diventare un privilegio che può permettersi chi ha disponibilità finanziarie. Il decreto impone condizioni di erogabilità legandole all’appropriatezza prescrittiva per  203  prestazioni  di  assistenza  specialistica  ambulatoriale  erogabili  dal  Ssn. Prestazioni classificati con DM 22/07/1996 (Governo Prodi) e previsti dal decreto Enti locali  n.78  del  19/06/2015,  convertito  nella  legge  n.125  del  6  /08/2015  (Governo Renzi).

L’astuta ministro alla sanità con il diploma di maturità classica Lorenzin, non si rende conto  dei  disagi  che può procurare  il  suo  decreto  agli  assistiti.  Assistiti  definiti  pazienti perchè,  se  necessitano  di  assistenza  sanitaria,  hanno  l’obbligo  di  armarsi  di  tanta pazienza  se  non  sono  raccomandati  e/o  parenti,  amici  e  compari  dei  politicanti. L’obiettivo di Lorenzin, insieme ad Alfano, Verdini & Company, mandati dal mecenate Berlusconi  a  soccorrere  il  governo  del  suo  allievo  Renzi,  è  quello  di  realizzare, nell’apostata centrosinistra, ciò che non sono riusciti a fare con la destra. Lorenzin  ha  decretato:  I  medici  che  prescrivono,  a  carico  del  SSN,  prestazioni inappropriate,  contravvenendo  alle  condizioni  di  erogabilità  e  le  indicazioni  di appropriatezza  prescrittiva  su  prestazioni verranno  multati.  Sono  previste  anche  sanzioni  per i  Direttori  Generali  di  Asl  e ospedali; questi però godono di immunità.

Il  20  gennaio  2016  la  maturata  e  istruita Lorenzin ha  definitivamente  abrogato  il principio: meglio prevenire che curare. I  medici  non  prescrivono  più  farmaci  se  non  indicati in un piano  terapeutico  dello specialista. Per una qualsiasi prescrizione medica bisogna andare dal medico curante, farsi prescrivere una visita specialistica, aspettare i lunghissimi tempi d’attesa e dopo la  visita,  lo  specialista  prescrive  la  terapia  e  durata  della  stessa.  Se  la  terapia  non dovesse bastare per la guarigione bisogna ripetere la trafila. Il  medico  di  famiglia  non  prescrive  terapie  se  non  è  convinto  dell’ appropriatezza prescrittiva. Il medico, per evitare di essere multato, ha due scelte: Inviare il paziente alla visita specialistica oppure, se ritiene la questione di una certa urgenza, inviarlo al Pronto  Soccorso.  I  risultati  sono  facilmente  intuibili.

Il  paziente  inviato  alla  visita specialistica se ha disponibilità finanziarie si rivolge al privato, semmai anche in nero, oppure  paga  la  visita  all’ospedale  pubblico.  Se  non  è  in  grado  di  soddisfare  le condizioni precedenti aspetta che il male si aggravi per finire ricoverato in ospedale con  costi  ben  noti.  Nel  caso  in  cui  il  medico  di  famiglia  ritiene  che  il  paziente abbisogna di cure immediate, per evitare di prescrivere terapie che possano essere ascritte a canoni avversi all’appropriatezza, manda il paziente al Pronto Soccorso. Così il medico di famiglia si esime da ogni responsabilità assumendo il semplice ruolo di produttore di ricette, mentre il Pronto Soccorso s’intasa. Naturalmente, per esprimere un  giudizio  sull’appropriatezza del  decreto,  bisogna  sperimentare  e  provare  sulla propria pelle gli effetti del provvedimento.

Guarda caso ci sono incappato proprio io. I’8 febbraio c.a. mi sono recato dal medico di famiglia per un problema respiratorio. Il medico  ha  riscontrato  un  problema  bronchiale  e,  per  non  contravvenire  al  precetto dell’appropriatezza, prima di prescrivere una terapia ha ritenuto opportuno accertarsi dell’esattezza della diagnosi. La certezza della diagnosi la può fornire una radiografia. Ritenuto  il  caso  di  una  certa  gravità  ha  deciso  di  inviare  il  suo  assistito  al  Pronto Soccorso con una richiesta di urgenza per una radiografia toracica. Al  Pronto  Soccorso  dopo  l’anamnesi,  il  medico  di  turno  ha  ritenuto  opportuno  una indagine cardiaca con ECG, esami del sangue e radiografia al torace. Dopo circa tre ore,  rilevando  dai  mezzi  diagnostici  tutto  negativo,  ha  completato  la  procedura  con una visita.  E’ stata diagnosticata una semplice infezione alla gola curabile con OKI; una al mattino e una alla sera.

La  notte tra  l’8  e il  9  febbraio la  situazione è peggiorata.  Al  mattino successivo  mi sono recato di nuovo dal medico di famiglia che, incredulo per la terapia prescritta dal Pronto Soccorso, ha cercato di contattare lo specialista dell’ospedale per una possibile visita  d’urgenza.  Lo  specialista  non  può  visitare  un  paziente  se  non  dietro prenotazione oppure dietro pagamento della prestazione. La prenotazione per via CUP era  possibile  per  il  mese  di  luglio.  A  questo  punto  il  medico  di  famiglia  ha  inteso prendersi la responsabilità di prescrivere una terapia; che Dio ce la mandi buona!

Sarà  pur  vero  che  la  sanità  pubblica  italiana  è  nota  per  sprechi,  inefficienze,  usi  e abusi  d’ogni  genere.  E’  altrettanto  vero  che  gli  assistiti  non  hanno  responsabilità diretta  sugli  sprechi e sulle inefficienze del Ssn, se non quella  di continuare a dare fiducia  a  soggetti  che  dovrebbero  stare  migliaia  di  miglia  lontani  dalla  gestione amministrativa della cosa pubblica. La minestra riscaldata Lorenzin, il suo governo e compari non hanno inteso punire i veri responsabili dei disastri provocati alla Sanità Pubblica. Quelli devono continuare nell’azione devastatrice del sistema per giustificare la futura consegna ad alcuni istituti assicurativi, amici, pronti a speculare anche sulla salute dei cittadini.

Alla fine, in tutto questo bailamme di conflitti e competenze, a pagare è sempre e solo il paziente che di pazienza ne deve avere tanta. L’astuta ministro maturata classica Lorenzin se veramente intende ridurre ed eliminare sprechi nella Sanità pubblica dovrebbe emanare un decreto con altre precise finalità. Eliminare  gli  sprechi  intervenendo  sui  costi  di  gestione  della  sanità  affidata  ad incompetenti indicati dalla partitocrazia; pagare questi signori in funzione di obiettivi da raggiungere;  ridurre  i  costi  degli  appalti  affidati  ad  amici  e  compari  esperti  nella lievitazione dei prezzi per le continue tangenti; costringere le lobby farmaceutiche a ridurre i costi dei farmaci; ridurre l’accreditamento a strutture diagnostiche attraverso l’efficientamento  del  servizio  pubblico;  premiare  e  valorizzare  il  personale  medico, paramedico e specialistico per le capacità, le professionalità e la dedizione al servizio e non  per  le  appartenenze;  formare  il  personale  e  dotare  le  strutture  pubbliche  di strumenti diagnostici all’avanguardia. Questo ed altro diventa fattibile solo se si ha la capacità e la volontà politica di tutelare la salute pubblica togliendo alla partitocrazia la gestione di un bene e di un servizio pubblico garantito dalla Costituzione Italiana.

Art. 32. La  Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.

Pino Delle Noci

Notizie correlate: Decreto Ministeriale. Condizioni di erogabilità e indicazioni di appropriatezza prescrittiva delle prestazioni di assistenza ambulatoriale erogabili nell’ambito del Servizio sanitario nazionale.  G.U.R.I. n.15 del 20 gen 2016

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