Ospedali mai terminati, prescrizioni ‘a pioggia’, ricoveri ed esami inutili, scarso utilizzo della tecnologia, personale medico in esubero e paramedico insufficiente. Questi alcuni dei fattori che hanno portato, nel corso del 2005, a sprecare risorse sanitarie per un totale di 17 miliardi e 400 milioni di euro. E a tanto ammonterebbe, dunque, il risparmio se la gestione della sanità fosse improntata a maggiore razionalità e costantemente monitorata. E’ quanto emerge dall’inchiesta ‘100 casi di spreco nella Sanità condotta da Confesercenti.
‘Sotto accusa’, quindi, terapie inappropriate, interventi chirurgici evitabili, ma anche le troppe intelligenze sacrificate. Questa è la ragione per cui la sanità costa sempre di più e la spesa diventa man mano insostenibile. “Fino ad arrivare – ha detto il presidente di Confesercenti Marco Venturi – a dover tassare attraverso l’Irap le sei Regioni che hanno superato il tetto di spesa. Una mossa assurda, perchè verranno penalizzate in primo luogo le imprese, cosa che non aiuterà di certo il Paese a crescere”. I numeri parlano chiar “il Fondo sanitario nazionale – ricorda Venturi – è aumentato dai circa 48 miliardi di euro del 1995 ai circa 90 miliardi di euro del 2005, con una contemporanea crescita anche della spesa diretta che devono sostenere i cittadini, passata nel medesimo periodo da 10 a 25 miliardi di euro. Un tasso di crescita annuale ben superiore a quello programmato, che non ha corrisposto al miglioramento delle prestazioni”. A fronte di un utilizzo così inappropriato delle risorse in sanità, secondo il presidente di Confesercenti “occorre decidere se aumentare la tassazione o se ridurre la spesa. Ma il servizio sanitario nazionale deve garantire servizi a tutti e, prima di mettere in atto interventi fiscali, è possibile agire eliminando gli sprechi”. E, in generale, anche alcune ‘tendenze’ tutte italiane fanno sì che gli sprechi aumentin il lievitare dei parti cesarei, per i quali – come si legge nel report dell’inchiesta – il ministero della Salute paga circa mille euro in più rispetto a quelli naturali; il fenomeno dei costi esorbitanti e soprattutto squilibrati fra Regione e Regione, dei posti letto; infine, le liste di attesa e lo spreco di farmaci.