La Società internazionale dei bollettini indipendenti di informazione sui farmaci (International Society of Drug Bulletins’) ha tenuto lo scorso 9 maggio a Verona il primo Forum ISDB italiano. L’evento è stato organizzato in collaborazione con la rivista Dialogo sui farmaci – di proprietà dell’ASL 20 e dell’Azienda Ospedaliera di Verona – e ha visto la partecipazione degli altri bollettini italiani (Focus, Verona; Informazione sui farmaci, Reggio-Emilia; Pacchetti informativi sui farmaci, Modena e Ricerca & Pratica, Milano) iscritti alla società. I molti i relatori presenti sono accomunati, inutile dirlo, da un certo scetticismo nei confronti della informazione sui farmaci effettuata direttamente dalle aziende farmaceutiche, almeno nei termini attuali. Per dirla in termini eleganti gli interventi, agiti o sponsorizzati, sarebbero meglio inquadrati come attività promozionali, piuttosto che come informazione scientifica completa e obiettiva. Un giudizio espresso anche da Peter R Mansfield medico di medicina generale in Australia, ricercatore presso l’università di Adelaide e direttore dell’organizzazione internazionale "Healthy skepticism". Mansfield osserva come non sarebbe duratura una qualunque attività di propaganda da parte di un’azienda farmaceutica se la stessa non ne traesse dei vantaggi in termini di vendite. E d’altra parte il più delle volte le informazioni non sono distorte ma solo parziali; la distorsione sta piuttosto nella classe medica che, seppur in buona fede, è tanto convinta della propria conoscenza e della capacità intellettiva di individuare eventuali inesattezze da dimenticarsi di mettere in discussione le nozioni che riceve. E tuttavia per completezza, Mansfield cita anche uno studio effettuato in un ospedale del nord degli Stati Uniti su un certo farmaco A. Inizialmente le prescrizioni di A erano basse, poi i medici sono stati invitati (a spese dell’azienda) ad un seminario in un resort in Florida: le prescrizioni sono crollate durante la loro assenza e si sono impennate al loro rientro. Ma i prescrittori sostenevano di non essere stati in alcun modo influenzati e, d’altra parte, il livello di prescrizioni iniziale era troppo basso mentre quello seguito al seminario era più corretto. Non tutto il male viene per nuocere, quindi, anche se le evidenze attualmente disponibili propendono per un effetto dualistico della promozione scientifica. si osserva un incremento delle prescrizioni appropriate nei casi gravi che sono più rari, mentre aumentano le prescrizioni inutili nei casi meno seri, che sono più frequenti. In questa luce l’ISDB non può che continuare nella sua resistenza al progetto della Commissione europea che vorrebbe adeguarsi alla legislazione statunitense e neozelandese, permettendo l’informazione al pubblico. Il tema è stato sviscerato da Maria Font, presidente ISDB e vicedirettore di Dialogo sui farmaci, che ha riportato i punti cardine stilati dalla Consultazione pubblica di febbraio 2008. Fatto salvo il divieto formale della pubblicità (drug to consumer advertising ovvero DTCA) si propone di autorizzare la comunicazione al pubblico in tre modi: 1. Passiva o "pushed information", attraverso TV, radio, stampa e mezzi audiovisivi e stampati rilasciati dagli operatori sanitari 2. Soft pull ovvero informazione sollecitata dai cittadini: attraverso siti web ma anche informazione orale attraverso seminari o presentazioni 3. Risposte a richieste o "active pull" attraverso posta o e-mail.
Il documento, ha commentato Font, non fa accenno ai confini da tracciare tra pubblicità e informazione. Inoltre non ammette i confronti fra medicinali. Ma si limita a prevedere un complesso sistema di monitoraggio costituito da