CRISI. L’azienda ha già incontrato i sindacati che affermano: «No a soluzioni preconfezionate»
Alla base della riduzione un danno da 20 milioni di euro per il ritiro della licenza europea per alcuni farmaci importanti
26/09/2010
Altra tegola per Glaxosmithkline, multinazionale farmaceutica che ha di recente ceduto il proprio stabilimento di ricerca di Verona all’americana Atpuit. A rischio ci sono ora circa 170 informatori scientifici, tutti alle dipendenze della sede scaligera. Le organizzazioni sindacali locali, Filctem Cgil, Femca Cisl e Uilcem Uil, hanno già incontrato l’azienda che ha sottolineato il difficile momento scaturito da una decisione che ha costretto Glaxo a ritirare alcuni importanti farmaci. Questi ultimi servono per curare il diabete di tipo 2 che essenzialmente colpisce la popolazione sopra i 40 anni e gli obesi. Il ritiro della licenza, ordinato dall’Emea, Agenzia europea per i medicinali, vale in tutta Europa e in America per il momento ci sono delle restrizioni sull’utilizzo.
La sospensione del farmaco è stata immediata, Gsk si apettava ulteriori restrizioni ma non il ritiro totale. La motivazione data dall’Emea è che gli studi effettuati hanno evidenziato che l’utilizzo del farmaco provocava ritenzione idrica, mettendo a rischio il sistema vascolare e, pertanto, i rischi superano i benefici. Il farmaco è stato scoperto a fine anni Ottanta e il brevetto sarebbe andato in scadenza dal 2015, per poi essere immesso sul mercato come generico. Anche il prodotto maggior concorrente è in scadenza per l’anno precedente. Gsk ha per la patologia altri farmaci allo studio che però saranno lanciati sul mercato se tutto procederà senza problemi tra il 2013 e il 2014. Il sito produttivo è in Spagna, l’Italia è interessata per la commercializzazione che rispetto l’Europa vedeva un dato in crescita mentre sul resto era complessivamente in calo come risultato di fatturato. Il danno economico denunciato da Gsk in Europa è di circa 70 milioni di sterline e in Italia è oltre 20 milioni di euro.
La discussione durante l’incontro tra azienda e organizzazioni sindacali si è incentrata sulla questione occupazionale e secondo i dati fornitici dall’azienda il personale oggi impegnato sul prodotto supererebbe quota 170 addetti. Parte di essi sarebbero già parzialmente impegnati su altri prodotti. L’azienda ha anche spiegato ai sindacati che per i prossimi due-tre mesi non ci saranno problemi, poi, però, si dovrà fare un’attenta analisi anche della questione occupazionale. «Da parte nostra», si legge in una nota sindacale, «abbiamo già dichiarato di non essere disponibili ad accettare provvedimenti preconfezionati e basati unicamente sul taglio di posti di lavoro».
S.BE. 26 settembre 2010
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