Il Giornale di Vicenza, nell’edizione odierna di sabato 21 novembre 2020, riporta un’intervista al Presidente Nazionale AIISF, Angelo Baruchello, ed alla Presidente della locale Sezione di Vicenza, Diana Valbusa.
Il titolo dell’articolo è “Gli informatori del farmaco «Non chiudeteci tutte le porte»”
Al Giornale dichiarano: «Non portiamo via il posto a nessuno, ci presentiamo solo e sempre su appuntamento telefonico. La nostra visita ha un valore e deve avere il suo giusto spazio per meglio valorizzare l’informazione scientifica e l’appropriatezza prescrittiva, senza contare che le restrizioni possono portare a perdita di posti di lavoro.».
Sono gli informatori scientifici del farmaco, prosegue l’articolo, categoria che nel Vicentino raccoglie circa 120 persone, almeno 35 mila in tutta Italia. Per loro il colloquio con il medico di famiglia, il pediatra di libera scelta, lo specialista ospedaliero è una pratica normale e quotidiana. O meglio, lo era fino all’esplosione della pandemia. Adesso trovano molte porte chiuse, tanto negli ambulatori di base quanto nelle strutture ospedaliere.
Da qui il loro appello: «Lasciateci lavorare, siamo professionisti, conosciamo i protocolli e sappiamo come comportarci in queste situazioni».
Angelo Baruchello è il presidente nazionale dell’AIISF, l’associazione italiana informatori scientifici del farmaco nonché vicepresidente di Fedaiisf, la federazione che raggruppa le varie associazioni di categoria ed è deputata ad avere i rapporti con le istituzioni. «Tra gli informatori del farmaco e del parafarmaco – spiega – un 30 per cento è dipendente di aziende farmaceutiche, il resto è composto da agenti di commercio. Questo significa che per i primi, in caso di difficoltà dovute alla pandemia, scatta la cassa integrazione; per i secondi c’è il bonus».
La categoria, aggiunge Baruchello, vive in una sorta di paradosso: «Il nostro è uno dei lavori più normati che ci siano. Eppure non abbiamo ancora un albo professionale, nonostante da anni lo perseguiamo a tutti i livelli. Questo fa di noi dei liberi battitori, in balia degli eventi e delle situazioni». Come l’emergenza sanitaria: «Non c’è uniformità sul territorio nazionale, incontriamo regole diverse da città a città. Di conseguenza è molto variabile l’atteggiamento dei medici e dei dirigenti sanitari».
«In alcuni ambienti subiamo forti restrizioni, in altri completa chiusura – aggiunge Diana Valbusa, presidente di Fedaiisf Vicenza, Sez. AIISF “G. Toaldo” – Non solo negli ospedali, ma anche nei distretti sanitari e nelle case di riposo. Tra i medici di famiglia, il 60 per cento ci riceve su appuntamento, gli altri ci hanno precluso il loro ambulatorio». Da parte degli informatori del farmaco, precisano, c’è piena comprensione delle grandi difficoltà che stanno vivendo i medici: «Lo vediamo durante gli appuntamenti, sono subissati di telefonate, devono occuparsi dei tamponi, del tracciamento, dei vaccini antinfluenzali. E capiamo perfettamente le limitazioni dovute all’emergenza. Per questo – continua Valbusa – proponiamo ai medici appuntamenti da remoto, utilizzando le varie piattaforme. Ma deve essere un momento transitorio, perché solo il colloquio in presenza è realmente efficace e costruttivo».
Da parte dei medici c’è in generale un atteggiamento collaborativo: «Molte sigle si sono pronunciate in modo positivo nei nostri confronti – ammette Baruchello – Capiscono la nostra funzione, che è quella di diffondere capillarmente l’informazione scientifica, di agire in sinergia col medico, non di rado di fare consulenza su casi clinici. Ci rivolgiamo quindi ai dirigenti della sanità: appena possibile deve essere ripristinata la nostra routine», conclude l’intervista