Cresce il ruolo del farmacista quale educatore e facilitatore. Nel percepito, infatti, il farmacista emerge come una figura di riferimento “più accessibile” del medico per richieste di cure e informazioni
9 settembre 2014 – Il Sole 24ORE Sanità
Lo studio, concluso nei primi mesi del 2014, in collaborazione con Sege-Attoma Group, è stato effettuato per comprendere i comportamenti, il linguaggio e gli stili di consumo dei farmaci che non hanno o hanno perso il brevetto, i cosiddetti off-patent: brand, equivalenti e uguali.
L’indagine ha preso in esame oltre 300 interazioni tra farmacisti e pazienti in 7 farmacie di Milano e provincia. Completano la ricerca 15 video interviste a farmacisti e i risultati di 8 focus group realizzati con i pazienti delle farmacie coinvolte.
«A distanza di alcuni anni dalla sua introduzione e dopo notevoli sforzi per spiegarne qualità e valore – sostiene Marco Grespigna, direttore BU Off Patent & Head of Zentiva Italia – il farmaco equivalente soffre ancora in Italia di una carenza di conoscenza e di fiducia che ne limitano l’utilizzo rispetto alla media europea. A questo contribuiscono alcune barriere lessicali e di comunicazione fra pazienti e operatori del settore salute».
Da un punto di vista sociologico, le persone più istruite sono più disponibili all’acquisto del generico e alla sostituzione, così come i giovani e i pazienti al di sotto dei 40 anni. I pazienti con maggiori possibilità economiche, invece, preferiscono il farmaco di marca. Mentre i refrattari si dividono equamente tra uomini e donne, tra i convinti prevalgono, in misura maggiore, le donne.
Tra le variabili che incidono nella negoziazione che conduce al generico c’è inoltre la tipologia della prescrizione. Dall’indagine ne emergono cinque, con forza enunciativa e capacità di vincolare il farmacista: indicazione della molecola+indicazione del brand; indicazione esclusiva del brand; indicazione esclusiva del brand+timbro di non sostituibilità; indicazione della molecola+indicazione dell’equivalente di marca; indicazione esclusiva della molecola.
Una volta accettato lo switch con il generico, infine, il paziente si trova a fare i conti con una serie di cambi relativi all’aspetto della confezione, alla forma, al sapore. L’insieme di questi cambi è un vincolo forte per i pazienti, soprattutto quelli cronici, abituati a un brand e a una specifica confezione, per gli anziani o per coloro che sono soggetti a terapie con molti farmaci. Il farmacista svolge quindi un ruolo fondamentale nell’informare e rassicurare il paziente di fronte a questo passaggio, assicurando così una maggiore compliance alla terapia.
L’ingresso dei generici nel mercato ha infatti modificato non solo lo spazio della farmacia, le attività di gestione e quelle legate alla dispensazione, ma soprattutto la durata dell’interazione al banco, con la richiesta di maggiori informazioni e supporto da parte del paziente. Se la farmacia in sé continua ad essere considerata come uno spazio sicuro, al cui interno si trovano prodotti di qualità e soluzioni efficaci, cresce il ruolo del farmacista quale educatore e facilitatore. Nel percepito, infatti, il farmacista emerge come una figura di riferimento “più accessibile” del medico per richieste di cure e informazioni.
Ad oggi sono oltre 1000 le farmacie in tutta Italia che hanno aderito a “Zentiva Più”, che comprende, oltre a servizi e strumenti per i farmacisti, anche una serie di attività territoriali, in varie Regioni d’Italia, che hanno come comune denominatore la promozione della salute e del benessere attraverso il movimento.