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GENERICI PRESCRITTI IN OSPEDALE I MEDICI VOGLIONO CHIAREZZA

Milano II governo ha usato il condizionale ma le premesse ci sono tutte. Il sottosegretario alla Salute Ferruccio Fazio si è detto favorevole a sperimentare la prescrizione di farmaci per principio attivo, all’atto della dimissione dall’ospedale. Ciò spianerebbe ancora di più la strada ai farmaci equivalenti in Italia, peraltro già in discesa: dei primi venti farmaci per spesa a carico del Servizio sanitario nazionale, ben diciotto nell’arco di sette anni perderanno o hanno già perso la copertura brevettuale. Cifre attendibili dimostrano inoltre che i ritmi di crescita del mercato dei generici sono tali che se nel 2006 l’incremento annuale a volumi è stato del 14,23 per cento, quello atteso nel 2012 sarà del 18 per cento. Sul tema, al recente convegno di Assogenerici, l’associazione di produttori del comparto, è intervenuto anche il presidente della Società italina di medicina generale (Simg), Claudio Cricelli: «Entro il 2015 i medici di famiglia avranno a disposizione per l’assistenza ai loro pazienti sul territorio solo farmaci generici. E già nel 2012, considerando la scadenza di diversi brevetti, un’importante categoria di medicinali, gli antipertensivi prescrivibili, saranno praticamente tutti disponibili in versione equivalente». Cricelli ha ammesso che, nonostante questi numeri, ancora oggi in Italia la diffusione del generico sia vissuta come fenomeno marginale, e si è augurato che il dibattito parta da un’altra prospettiva che non sia solo quella del risparmio economico. Proprio la Simg, per mano del proprio responsabile per l’area farmaco, Saffi Ettore Giustini, qualche proposta nel merito l’ha effettivamente messa nero su bianco, pubblicandola qualche tempo fa sul Bollettino d’informazione dei farmaci edito dall’Alfa. Tra tali proposte emerge la necessità di dimostrare «l’effettiva bioequivalenza» cosa che riveste «un aspetto centrale per consolidare l’uso dei generici, così come la chiarezza sul tipo di eccipienti usati». La Simg invoca poi «un’informazione e una comunicazione trasparenti; ad esempio sulle ispezioni da parte dell’Istituto superiore di sanità (lss) e dell’Agenzia italiana del farmaco riguardo alle materie prime, alle aziende farmaceutiche, ai prodotti finiti, sugli di studi di bioequivalenza e sui controlli post-marketing». Dal punto di vista del medico di medicina generale (qui il discorso s’intreccia con l’idea di Fazio presentata in apertura), sempre secondo la Simg, «è centrale la continuità terapeutica con lo stesso farmaco di marca e/o con lo stesso equivalente prescritto in prima scelta». Ma non basta, per sollevare qualsivoglia ombra, Giustini chiede chiarezza sulle indicazioni differenti presenti sulla scheda tecnica relative ai medesimi principi attivi. Di generici e della loro penetrazione in Italia si è parlato anche al recente Festival della salute a Viareggio. In quella sede Antonio Gaudioso, vicesegretario di Cittadinanzattiva-Tribunale dei diritti del malato (Tdm) ha sostenuto che «i risparmi che il Ssn ottiene dall’utilizzo dei farmaci generici dovrebbero essere reinvestiti nella sanità, magari premiando le eccellenze». La proposta non è nuova, ma Gaudioso la rafforza: «i soldi – dice – dovrebbero essere utilizzati anche per premiare l’innovazione e gli investimenti in campo farmaceutico. Solo così, infatti, le patologie che hanno maggiori difficoltà di cura, potranno avere una maggiore attenzione e una migliore copertura».

Corriere Medico del 01/11/2008 , articolo di STEFANO DI MARZIO  N.23 GIOVEDI 9 OTTOBRE 2008  p. 4 

af

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