Farmaci, ecco gli obiettivi del governo con il piano Grillo. Parla il prof. Garattini
di Chiara Daina – Start Mag – 27 dicembre 2018
Tutte le linee guida del ministero della Salute retto da Giulia Grillo con una nuova governance farmaceutica secondo il professor Silvio Garattini, illustre farmacologo fondatore dell’Istituto Mario Negri
Il Servizio sanitario nazionale non è obbligato a inserire nell’elenco dei medicinali che rimborsa tutti quelli che servono a curare la stessa malattia, pur avendo principi attivi diversi. Ma solo le molecole che dimostrano di avere un rapporto rischio-benefici e costo-benefici più vantaggioso. È questo l’assunto alla base del documento di programmazione della nuova governance farmaceutica presentato il 10 dicembre dal ministero della Salute.
ECCO GLI OBIETTIVI DEL GOVERNO SUI FARMACI
“L’obiettivo è innanzitutto razionalizzare l’uso dei farmaci, da cui conseguirà necessariamente una riduzione della spesa – evidenzia Silvio Garattini, l’illustre farmacologo fondatore dell’Istituto Mario Negri, che ha partecipato al tavolo tecnico sui farmaci – Se si amplia l’offerta di farmaci uguali, anche se con un nome diverso, aumentano anche le prescrizioni, perché ogni ditta cercherà di spingere sul mercato il proprio prodotto. L’Agenzia europea del farmaco – spiega Garattini – valuta la molecola secondo tre criteri: qualità, efficacia e sicurezza; noi invece dobbiamo considerare anche il valore terapeutico aggiunto. I farmaci non sono beni di consumo, ma strumenti di salute”.
L’ANALISI DEL FARMACOLOGO GARATTINI
Il mercato infatti è saturo di doppioni. “Non possiamo avere in Italia 21 farmaci antidepressivi e non sapere se ce n’è uno che funziona meglio degli altri – continua il farmacologo – Stesso discorso per gli antidolorifici o i gastroprotettori. E non è accettabile che il Ssn spenda 280 milioni l’anno per la vitamina D che non cambia il numero di cadute né quello delle fratture negli anziani”.
LA STRATEGIA IN ATTO
IL RUOLO DELLE REGIONI
Per passare dalla teoria alla pratica anche le Regioni devono fare la loro parte, incentivando la concorrenza nelle gare d’acquisto dei farmaci ospedalieri. “Il prontuario nazionale rappresenta un aiuto e una guida per tutte le regioni, il problema è governarlo a livello locale. Come dire, non è la lista delle cose da fare che manca, ma la cabina di regia per applicarle”. Va quindi innescato il meccanismo virtuoso degli acquisti per equivalenza terapeutica, come suggerito nel documento sulla nuova governance farmaceutica. “La regione – spiega Marata – dovrebbe prima fare una lista dei farmaci con la stessa indicazione terapeutica, sottoporla alla valutazione della commissione tecnico-scientifica di Aifa, e poi bandire la gara per ottenere un risparmio maggiore”. Un metodo introdotto nel 2012 con la legge Balduzzi ma ancora poco sfruttato.
LE LINEE GUIDA PER UNA NUOVA GOVERNANCE FARMACEUTICA
Nelle linee guida per riformare la governance farmaceutica, nell’ottica della sostenibilità economica, si chiede all’Aifa anche di promuovere campagne informative di sensibilizzazione per medici e pazienti, sull’uso dei farmaci generici e biosimilari, sovrapponibili in termini di efficacia e sicurezza a quelli originatori. “Non si capisce perché nelle regioni del Sud, dove c’è il sole e il mare, si prescrivano più farmaci e la percentuale di spesa per quelli coperti da brevetto è più alta che in quelle del Nord – commenta Garattini -. In Lombardia per esempio l’uso di farmaci equivalenti si attesta al 37,2 per cento, mentre in Calabria al 15,8”.
IL PIANO SUI FARMACI
Un altro punto su cui insiste il piano di riorganizzazione del settore è la dispensazione dei farmaci con un numero di dosi personalizzate, “come accade già in Inghilterra e negli Stati Uniti” ricorda il farmacologo. “Pensiamo alle confezioni di antibiotico – fa un esempio – quasi sempre avanzano finita la terapia e il rischio è che, rimanendo in giro per casa, vengano assunti in modo inappropriato, o scadano”. Un’altra richiesta è quella di promuovere la ricerca indipendente dal finanziamento di Big pharma e un’informazione scientifica altrettanto libera da interessi. “Oggi l’informazione è asimmetrica – conclude Garattini – poiché a farla sono le industrie; deve occuparsene invece Aifa, come faceva una volta, con la distribuzione ai medici di un manuale farmacologico e di un periodico con tutte le indicazioni”.
Estratto di un articolo pubblicato su Ilfattoquotidiano.it
N.d.R.:
Leggiamo sul Fatto Quotidiano: “Non si capisce perché nelle regioni del Sud, dove c’è il sole e il mare, si prescrivano più farmaci e la percentuale di spesa per quelli coperti da brevetto è più alta che in quelle del Nord – commenta Garattini -. In Lombardia per esempio l’uso di farmaci equivalenti si attesta al 37,2 per cento, mentre in Calabria al 15,8” (Il Fatto Quotidiano)
Un’affermazione che il grande scienziato del farmaco dovrebbe verificare e uno scienziato poi non dovrebbe avere pregiudizi.
Si muore di più nelle regioni del Sud. Tanto che nascere nel Mezzogiorno d’Italia, ad esempio in Campania, significa vivere in media 3-4 anni di meno rispetto a chi nasce a Trento. Ricciardi (ISS) individua vari fattori sulla minor aspettativa di vita nel sud: “La scarsa prevenzione, a partire dalla minore risposta agli screening oncologici, diagnosi più tardive, una minore disponibilità di farmaci innovativi ed una minore efficacia ed efficienza delle strutture sanitarie”. Ma a pesare sono, appunto, anche gli stili e la qualità di vita, come la presenza di fabbriche di morte. vedi ILVA, CERANO, Petrolchimico di Gela e si potrebbe continuare con i rifiuti del nord tombati tra Campania e Sud Italia. A questo aggiungiamo che molti cittadini sono poveri o disoccupati e vanno dal medico a farsi la ricetta anche per farmaci di pochi euro cosa che al nord non accade.
Se poi il sole e il mare evitano la prescrizione di farmaci perché sono tutti più sani, non si capisce come mai nel Mozambico, dove c’è sia il sole che il mare, la speranza di vita media è di 41 anni tra la popolazione maschile e di 40 anni tra quella femminile.
Non va inoltre nemmeno dimenticato che in Italia l’uso dei farmaci pro capite è il più basso rispetto ai 5 maggiori Paesi dell’UE.
Notizie correlate: L’ISTAT conferma: nel 2015 mai così tanti morti dal tempo della guerra. Colpa dei tagli alla sanità?
Diminuisce aspettativa di vita, si muore di più al Sud