La Commissione per gli Affari sociali del parlamento francese ha approvato il 13 marzo scorso, con largo margine, l’emendamento alla Loi Santè (la legge sulla salute che Oltralpe fissa annualmente obiettivi e programmi del servizio sanitario) presentato dal relatore dello stesso provvedimento, il deputato di En Marche Thomas Mesnier (nella foto), che prevede l’introduzione della cosiddetta “prescrizione farmaceutica”, ovvero la possibilità – nel quadro di un protocollo medico e di cooperazione definito con il medico curante e le strutture sanitarie e sulla base di un elenco di farmaci definito da un’ordinanza ministeriale – che lo stesso farmacista possa “prescrivere” e dispensare in farmacia alcuni medicinali soggetti a ricetta, previa formazione e osservando l’obbligo di fornire informazioni sistematiche al medico curante.
La misura, come più volte riferito dal nostro giornale (da ultimo qui), è in discussione in Francia ormai da tempo ed è stata anche oggetto di sondaggi che hanno rilevato il sostanziale gradimento da parte dei cittadini: da una recente rilevazione pubblica condotta dall’Ordine dei Farmacisti è emerso infatti che l’80% dei francesi sarebbe favorevole alla prescrizione in farmacia.
È la prima volta, però, che la possibilità per il farmacista di rilasciare determinati farmaci soggetti a prescrizione, basandosi sulla sua valutazione professionale della storia terapeutica del paziente e su protocolli precedentemente stabiliti e convalidati dalla Haute Autorité de Santé (Has), arriva così lontano. Il sì della Commissione Affari sociali, tuttavia, non significa che la dispensation protocolisée abbia ottenuto il definitivo via libera dal Parlamento, che potrà arrivare solo dal voto dell’Assemblea, che comincerà a discutere la Loi santè dal prossimo 18 marzo.
“L’elenco dei farmaci in questione sarebbe fissato per decreto, con riferimento a patologie comuni a bassa intensità“ ha spiegato il relatore Mesnier a Le Quotidien du Pharmacien. “La dispensation protocolisée si svolgerà in una cornice di coordinamento con gruppi di cure primarie, centri sanitari multiprofessionali e comunità professionali territoriali, i farmacisti dovranno essere formati su questi protocolli e dovranno informare il medico curante, in particolare attraverso un dossier medico condiviso”.
La ministra della Salute Agnès Buzyn ha affermato che “è importante riuscire ad andare avanti sull’argomento”. Tuttavia, ha anche espresso riserve e chiesto di concedere il tempo di negoziare con i sindacati dei medici, contrari alla misura. Il sindacato dei medici generici MG France, al riguardo, ha già affermato che, in caso di adozione definitiva del testo, si opporrà alla stesura dei protocolli in questione.
Buzyn da una parte sostiene di essere “a favore di un ruolo rafforzato per i farmacisti in sanità” e quindi, in buona sostanza, di ritenere positivo lo sviluppo della prescrizione farmaceutica. Dall’altra, però, anche in tempi recenti ha invitato alla cautela, affermando che “questa evoluzione dei ruoli in termini di prescrizione dovrebbe richiedere ancora un po’ di lavoro con i vari attori delle Cpts (le Comunità professionali territoriali della salute, NdR)”. La ministra ha giustificato la necessità di procedere con il freno a mano tirato facendo anche riferimento al fatto che al Cnam (il Conservatoire des arts et metiers, l’organismo di interesse nazionale che si occupa di promozione sociale attraverso lo sviluppo della formazione professionale permanente, la ricerca tecnologica e l’innovazione e la diffusione della cultura scientifica e tecnica, NdR) “sono in corso negoziati, bisogna prestare attenzione a tutti gli equilibri e all’espressione dei desideri l’uno dell’altro”.
Chi invece vorrebbe che la questione andasse avanti il più speditamente possibile sono ovviamente i farmacisti: l’Ordine nazionale dei farmacisti e l’Associazione nazionale degli Studenti di Farmacia della Francia (Anepf) guardano con molte speranze alla nuova opportunità, che – afferma Alain Delgutte, presidente della sezione A dell’Ordine – “fornirà una risposta ai francesi che trovano impossibile consultare un medico entro un tempo ragionevole”.