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Fondazione Bracco. Sondaggio: “Gli italiani e la scienza in dimensione europea”. Il 40% non crede che l’Italia sia leader in Europa

Qual è la percezione che gli italiani hanno dell’Unione Europea a poche settimane dal rinnovo delle sue Istituzioni? Quale conoscenza sul valore strategico di grandi progetti scientifici per il Paese? Una ricerca inedita di Renato Mannheimer, in discussione con prestigiosi relatori con responsabilità di dossier europei, illustrerà il sentiment degli italiani nei confronti della scienza e dell’Unione Europea.

Benvenuto

Diana Bracco, Presidente Fondazione Bracco

Presentazione della ricerca “Gli italiani e la scienza in dimensione Europea”

Renato Mannheimer, Sociologo, saggista e sondaggista italiano

Ne discutono

Giovanni Azzone, Presidente Arexpo S.p.A. già Rettore del Politecnico di Milano

Paola Mosconi, Laboratorio di ricerca per il coinvolgimento dei cittadini in sanità Dipartimento di Salute Pubblica Istituto Mario Negri IRCCS |#100esperte

Modera

Luca Carra, Giornalista, Direttore di Scienza in Rete e Segretario del Gruppo 2003

Locandina Fondazione Bracco


Farmaceutica, per gli opinion leader l’Italia non è avanti a tutti

Per il 40% del campione l’Italia non è ai vertici, bensì in una posizione egualitaria rispetto ad altri Stati. Per il 34%, addirittura, in inferiorità rispetto ai competitor continentali. Questi i dati presentati da Renato Mannheimer in un incontro a Fondazione Bracco

AboutPharma – 8 maggio 2019

L’Italia non è avanti a tutti nella produzione farmaceutica o almeno per il 40% degli opinion leader nostrani intervistati da eumetramr e presentati da Renato Mannheimer, sociologo, saggista e sondaggista italiano durante l’evento “Gli italiani e la scienza in dimensione europea” alla Fondazione Bracco di Milano l’8 maggio.

Dati spiazzanti

Tutti i relatori presenti all’evento hanno mostrato un po’ di stupore nel veder scorrere i grafici di Mannheimer. Come si sa, dall’anno scorso l’Italia ha superato, seppur di poco, la Germania per livelli di produzione europea attestandosi al primo posto nel continente. Tuttavia per gli opinion leader coinvolti nella ricerca, il nostro Paese non è in una posizione realmente dominante, bensì egualitaria rispetto ad altri Stati. Solo per il 14% di loro siamo in una posizione d’eccellenza. Addirittura per il 34% non lo siamo per niente. “Non è una ricerca sulla popolazione, ma sembrava interessante studiare non tanto gli italiani, ma coloro che influenzano le opinioni della cittadinanza”, ha detto il sociologo. La stessa caratterizzazione del campione fa riflettere. Sono 50 le persone intervistate di cui il 32% sono professionisti, il 22% imprenditori, 20% docenti, 18% giornalisti e 8% rappresentanti di associazioni. Tutte persone che secondo Mannheimer hanno una conoscenza approfondita del settore in questione.

La ricerca: dati altalenanti

Elementi positivi, invece, per l’importanza che viene data alla scienza. Lo pensa l’86% degli intervistati anche se per il 40% di questi si dovrebbe fare di più dato che siamo molto indietro rispetto agli altri. A tallonare, con il 32%, coloro che ritengono che siamo invece un Paese d’eccellenza in questo campo.

E l’Europa?

Il discorso ha poi virato verso l’Europa e il senso di appartenenza all’Unione europea. In vista delle elezioni del 26 maggio i dati forniti offrono uno spaccato per certi versi inedito. Per il 58% del campione (e Mannheimer ammette che ci si poteva aspettare di più), il senso di appartenenza è molto forte, mentre per il 24% è negativo. “Per Eurobarometro che sonda il polso dei cittadini, per l’Italia ultimo l’ultimo dato rilevato parla di un 42% tra la popolazione per quanto riguarda il senso dell’appartenenza. Molto alta la quota degli indecisi”, continua il sociologo. “La media europea è del 62% con i tedeschi in testa. Siamo i meno europeisti di tutti. Nelle ultime settimane, però, si è vista una svolta. C’è una piccola crescita degli atteggiamenti pro Europa”.

L’Italia nell’Ue

Se poi si parla dell’impatto dell’Europa sullo sviluppo sociale ed economico dell’Italia, il 48% ha risposto che l’Ue è solo in parte essenziale, contro il 30% che invece esprime un giudizio negativo. Anche il contributo dell’Italia nell’Ue è visto in maniera non uniforme. Vero è che la maggior parte propende per un “sì” alla domanda “quanto contribuisce l’Italia per lo sviluppo in Europa”, ma c’è da fare dei distinguo. Abbastanza per il 44% e molto per il 24%. Quest’ultimo dato, tra l’altro, si accosta alla voce “poco” (24%).

La conoscenza della scienza

Un altro dato curioso emerso riguarda quanto gli opinion leader conoscano delle iniziative in questo campo. Il 68% conosce il Mind (Distretto dell’innovazione di Milano). Solo il 48% conosce invece Human Technopole e il 50% il progetto Horizon Europe (investimenti in scienza e ricerca dal 2021 al 2027).

La ricerca alla base del nuovo rinascimento

Stupiscono i dati e i vari relatori non l’hanno nascosto. “C’è una profonda sottovalutazione del ruolo dell’Europa in campo scientifico. Gli investimenti dell’Europa sono poco conosciuti perché c’è un problema di comunicazione”, chiosa Diana Bracco, presidente di Fondazione Bracco. “Con il progetto Horizon 2020, l’Unione ha finanziato la ricerca con 78 miliardi di euro. Horizon Europe aumenterà la risorse con un budget previsto di 100 miliardi. Per le scienze della vita saranno 7,7. A dicembre 2019 la Commissione Ue definirà il piano strategico finale e nel primo trimestre 2020 si adotterà il pacchetto legislativo. Con il precedente Horizon 2020 all’Italia è arrivato l’8% del budget previsto, ossia cinque miliardi su 60. L’Italia – continua Bracco – è il quarto contributore dell’Ue. Ha versato 12 miliardi contro i 9,8 ricevuti”, conclude Bracco. Infine un appunto sui cluster. “Per competere con Usa e Cina bisogna essere uniti”.

La ricerca dipende dall’Europa

Giovanni Azzone, presidente Arexpo, commenta che “senza l’Ue non chiude solo la ricerca italiana, ma quella europea nel suo complesso. Il Politecnico di Milano, con Horizon 2020, in cinque anni, ha ricevuto 118 milioni di euro in finanziamenti. Senza Europa non c’è possibilità di fare ricerca”.

Coinvolgere tutti, anche i cittadini

“Sono colpita dal fatto che all’interno di questo gruppo selezionato di persone, l’importanza della ricerca non sia condivisa dalla totalità del campione. Bisogna lavorare ancora per sostenere la ricerca scientifica e farla conoscere e apprezzare”, commenta Paola Mosconi, Laboratorio di ricerca per il coinvolgimento dei cittadini in sanità, Dipartimento di Salute pubblica Istituto Mario Negri Irccs. “C’è una carenza di comunicazione che ha spinto l’Europa a sostenere all’interno dei propri progetti un coinvolgimento maggiore dei cittadini o dei pazienti nello sviluppo del progetto stesso”.

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