Il 79° Congresso Nazionale della Federazione Nazionale dei Medici di Medicina Generale (FIMMG) appena conclusosi a Villasimius in Sardegna ha confermato Segretario Generale Silvestro Scotti e in buona parte il suo Esecutivo, con l’inserimento di una donna sotto i quarant’anni, così come prevedeva una modifica introdotta di recente allo statuto.
Secondo i risultati delle elezioni la squadra della Segreteria Scotti sarà composta da: Pierluigi Bartoletti (RM), Nicola Calabrese (BA), Fiorenzo Corti (MI), Domenico Crisarà (PD), Alessandro Dabbene (TO), Noemi Lopes (PA). Presidente eletto il messinese Giacomo Caudo, mentre Presidente onorario Malek Mediati (VE). Carlo Curatola (MO) ha ricevuto la nomina a Segretario della Segreteria Nazionale.
A margine del Congresso Scotti ha rilasciato una video-intervista a Sanità Informazione che riportiamo in sintesi.
Senza paura
“Quando ci si appresta alla riconferma il leader deve essere sicuro di avere dietro di sè una squadra che non ha paura. Nei prossimi mesi, forse settimane, ci sarà bisogno di alzare la voce o di non alzarla e portare al tavolo competenza.”
“Il Paese ha bisogno di una Medicina Generale forte, che non abbia paura di dire quello che pensa. Di dire la propria opinione sui modelli, sulle strutture. Non solo sulla evoluzione del SSN ma anche all’interno del Paese, non perchè vogliamo fare politica, ma perchè nelle piazze sociali, noi nostri paesini, nei quartieri, il Medico di Famiglia deve tornare a essere quel riferimento che “qualche parte di stampa” negli ultimi anni ha trattato con maleducazione (come qualcuno ha detto)”
Sull’autonomia professionale
“In cima alle priorità c’è da chiarire, anche con un intervento legislativo, che cosa è un lavoratore autonomo all’interno di una funzione pubblica. Basta con queste discussioni sui ruoli giuridici. Ho lanciato una provocazione: perchè si può parlare di para-subordinato e non di para-autonomo? Il punto è che l’autonomia professionale da’ probabilmente delle occasioni in termini di economia di scala ad un Paese che tante risorse oggi non ha.”
“E allora, se fossimo considerati una sorte di impresa sociale a funzione pubblica sussidiaria, qualcuno potrebbe cominciare a pensare che quando si dispongono aiuti sulle bollette, sulle linee digitali, sulla defiscalizzazione, sul miglioramento delle attrezzature per entrare dei nostri studi, non è che si dispone un servizio economico al medico che così guadagna di più, in realtà si fa un servizio al potenziamento della medicina territoriale che così eroga servizi maggiori e migliori”.
La medicina di prossimità
“La medicina di prossimità rischia di rimanere uno slogan per via della mancanza di programmazione degli ultimi 20 anni, con le nostre denunce che sono conosciute, al punto che quasi sembra che questo Congresso non sia ascoltato. Devo dire con soddisfazione che ci lascia ben sperare l’invito ricevuto dall’Assessore Donini, infatti la settimana prossima saremo in audizione alla Commissione Salute proprio sul tema della carenza dei medici. Perchè il vero problema per mantenere la prossimità è il fatto che ci siano abbastanza medici per garantirla.”
“Su questo punto speriamo si faccia un’operazione verità da parte della politica, l’On. Gemmato l’ha iniziata, che chiarisca il concetto di prossimità per le Case di Comunità. Quante dovrebbero essere nelle previsioni le Case di Comunità? 1200- 1500? E gli ospedali in Italia quanti sono, più o meno di 1500? E allora gli ospedali sono più prossimi delle CdC? Se la CdC è un sistema funzionale al quale io posso ricorrere per aumentare la mia intensità assistenziale, per un paziente che abbia mobilità e ci siano servizi sociali e volontariato che lo permettano, allora io posso centralizzare funzioni a obiettivo, nelle quali il medico di Famiglia, in economia di scala con gli altri specialisti o con la multi professionalità, raggiunge un obiettivo maggiore. Ma se io devo andare in CdC a fare una Guardia medica oraria è già dimostrato che non può funzionare.”
“Se nelle regioni dove le Case della Salute già esistono e sono funzionanti, il sabato al Pronto Soccorso vanno 200 persone, allora vuol dire che da sole le Case di Comunità non risolvono il problema. Anzi, il problema della carenza di personale proprio in quelle regioni sta mordendo di più”.
“Noi dobbiamo trovare la mediana rispetto alle caratteristiche del territorio, per decidere quale modello, da quello rurale e quello intermedio o suburbano perchè, per paradosso, potrebbe essere necessaria una prossimità anche all’interno di un quartiere di una città Metropolitana”.
Leggi l’articolo di Sanità Informazione e ascolta la video-intervista
Mozione conclusiva del 79° Congresso Nazionale Fimmg
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