Biancalani (Fimmg Toscana): «Stipendi fino a 30mila dollari al mese, anche i nostri medici scelgono l’Arabia Saudita. Necessario invertire la rotta»
«Guardando all’area pratese, sono a conoscenza di almeno due casi di medici ospedalieri che hanno optato per questa possibilità, lasciando Prato per Dubai. I Paesi mediorientali sono alla ricerca di medici ed infermieri, ma lo stesso vale per Germania, Svizzera, Francia. Sono richiesti soprattutto sanitari italiani perché sono professionisti con un alto livello di preparazione e formazione», ha aggiunto Biancalani che ha spiegato: «Il luogo preferito è il Medioriente, dove ai medici viene riconosciuta la laurea con un piccolo corso di integrazione della durata di 6 mesi. È richiesta la conoscenza dell’inglese. Gli stipendi possono arrivare a 25-30mila dollari netti al mese a questi vanno aggiunti alcuni benefit, come l’alloggio, le scuole per i figli.».
Ci sono specializzazioni che vanno per la maggiore, come «medicina generale, ortopedia, chirurgia generale ed estetica, radiologia», ha aggiunto Biancalani secondo il quale questo fenomeno rappresenta «un ulteriore pericolo per la stessa organizzazione sanitaria italiana. Il nostro Paese spende e investe nella formazione di questi professionisti che poi decidono di espatriare. È un problema di ordine nazionale» di fronte al quale «sarebbe opportuno, come si richiede da tempo, ridurre i cavilli burocratici, migliorare i turni di lavoro che spesso sono massacranti a discapito del servizio erogato e sempre più rischiosi per i professionisti. Auspico che la situazione in Italia possa migliorare grazie a finanziamenti adeguati per incidere sulla qualità del lavoro sotto il profilo economico e sulle condizioni lavorative».
SNAMI: Il deserto della medicina generale
Il sindacato autonomo attraverso le parole del suo Presidente nazionale Angelo Testa, esprime profonda
“La medicina generale, intrappolata in una rete burocratica e afflitta da condizioni economiche difficili, si trova a fronteggiare stipendi erosi dall’inflazione, costi degli affitti degli studi in aumento e l’impennata dei costi legati alle tecnologie digitali. Questi tra i fattori che rendono sempre meno sostenibile economicamente elogisticamente l’esercizio di questa professione.
La percezione della medicina generale come la “Cenerentola” del Servizio Sanitario Nazionale, con borse di studio economicamente inferiori rispetto alle specializzazioni ed un titolo formativo non universitario, scoraggia i giovani medici, spingendoli verso specializzazioni più sicure e remunerative.
La mancanza di sostegno da parte della politica, delle regioni e dell’università-conclude il leader dello Snami-ha trasformato il ruolo del medico di medicina generale in una sorta di impresa eroica ma comunque non più sostenibile.
L’assistenza primaria che rappresenta di fatto il fulcro del nostro Sistema Sanitario Nazionale, se mancheranno gli adeguati supporti, cioè maggiori fondi , una nuova normativa ed una semplificazione burocratica, rischia il crollo e la conseguente compromissione della salute di una intera nazione.”
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