Federfarma fa sapere che la spesa farmaceutica netta Ssn nel 2018 ha fatto registrare rispetto al 2017 un calo del -4,1%, dovuto in parte alla diminuzione del numero delle ricette Ssn (-0,7% rispetto al 2017), ma soprattutto alla riduzione del valore medio della ricetta (netto -3,4%; lordo -2,7%) e quindi del prezzo medio dei farmaci prescritti in regime convenzionale (-2,7%). Dai dati IQVIA risulta che a tale calo di spesa e di consumi corrisponde, invece, nel 2017 un rilevante incremento della spesa (+13,7%) e del numero di pezzi (+13,2%) di farmaci erogati in distribuzione per conto (DPC). Questo, a fronte di un incremento della spesa complessiva per farmaci acquistati direttamente dalle strutture pubbliche che nel 2018 è stato pari al +4%.
Ma la notizia veramente importante, è che le farmacie continuano a dare un rilevante contributo al contenimento della spesa – oltre che con la diffusione degli equivalenti e la fornitura gratuita di tutti i dati sui farmaci Ssn – con lo sconto per fasce di prezzo, che ha prodotto nel 2018 un risparmio di circa 322 milioni di euro, ai quali vanno sommati circa 65 milioni di euro derivanti dalla quota dello 0,64% di cosiddetto pay-back, posto a carico delle farmacie a partire dal 1° marzo 2007 e sempre prorogato, volto a compensare la mancata riduzione del 5% del prezzo di una serie di medicinali.
A tali pesanti oneri si è aggiunta, dal 31 luglio 2010, la trattenuta dell’1,82% sulla spesa farmaceutica, aumentata, da luglio 2012, al 2,25%. Tale trattenuta aggiuntiva ha comportato, per le farmacie, un onere quantificabile nel periodo in esame in oltre 182 milioni di euro. Complessivamente, quindi, il contributo diretto delle farmacie al contenimento della spesa, nel 2018, è stato di circa 569 milioni di euro.
Prosegue, inoltre, il trend di aumento delle quote di partecipazione a carico dei cittadini, la cui incidenza sulla spesa lorda è passata dal 14,4% del 2016 al 15,5% del 2018. Complessivamente i cittadini hanno pagato oltre 1,5 miliardi di euro di ticket sui farmaci, di cui quasi il 70% (dato Aifa) dovuto alla differenza di prezzo rispetto al farmaco equivalente meno costoso. Per una panoramica sui ticket applicati dalle singole Regioni si può consultare il sito www.federfarma.it alla voce “ticket regionali”.
N.d.R.:
Federfarma afferma che le farmacie continuano a dare un rilevante contributo al contenimento della spesa farmaceutica con la diffusione degli equivalenti. Com’è noto dal 2001, la rimborsabilità dei medicinali non più coperti da brevetto è legata al prezzo del generico/equivalente. Semmai la legge Balduzzi del 2012 stabilisce che il farmacista è tenuto, in ogni caso, a informare il paziente della presenza di farmaci generici a minor costo, per il paziente non per il SSN.
Il decreto Balduzzi, afferma l’Istituto Bruno Leoni, per la verità, più che arginare l’aumento della spesa pubblica (che già finanziava solo il prezzo dell’equivalente) ebbe come unico effetto reale la potenziale riduzione dell’autonomia del medico a favore del farmacista, oltre a quello di redistribuire le quote del mercato dei farmaci a favore degli equivalenti, orientando le scelte dei pazienti senza alcun risparmio per le casse dello Stato. Inoltre, il farmacista può usufruire di uno sconto maggiore sulla vendita degli equivalenti/generici
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