Massimo Scaccabarozzi ipotizzando spostamento Agenzia da Londra
“Il nostro Paese – aggiunge – ha tutte le carte in regola per accogliere l’ente regolatorio farmaceutico europeo. E bastano pochi dati per dimostrarlo. È al secondo posto per produzione in Ue (30 miliardi nel 2015) e l’export delle nostre aziende è superiore al 70%. L’occupazione cresce. Nell’ultimo anno le assunzioni da parte delle imprese sono state 6.000, quasi la metà under 30.
Il farmaceutico è in Italia il fiore all’occhiello dell’industria 4.0. Passi in avanti decisivi sono stati fatti anche nella ricerca: gli investimenti sono in forte crescita, con un aumento della quota degli studi clinici italiani a livello europeo e con successi internazionali nelle terapie avanzate e nelle malattie rare. Risultati ottenuti – prosegue Scaccabarozzi – grazie anche ai nostri vantaggi competitivi: risorse umane altamente qualificate, centri di ricerca pubblici all’avanguardia, presenza di un Servizio sanitario nazionale tra i più importanti al Mondo, indotto e filiera hi tech. E soprattutto alla stabilità normativa garantita dal Governo che ha fatto ripartire gli investimenti.
Un ecosistema per molti versi di eccellenza dunque, per merito di Imprese e Istituzioni, tra le quali Aifa (Agenzia italiana del farmaco), riconosciuta ormai a livello internazionale come una best practice per l’innovatività dei modelli di accesso ai farmaci. Argomenti che mi permettono oggi di chiedere con forza che l’Ema, in caso di Brexit, trovi casa in Italia”.
Barbara Di Chiara – 3 marzo 2016 – PharmaKronos
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