"Una misura che – aggiunge Dompé – determinerebbe conseguenze particolarmente serie sotto diversi profili. Trasferendo ad esempio il valore del sistema industriale italiano – con un export pari al 54% della produzione – verso economie emergenti che riescono a vendere prodotti a basso costo per l’assenza di regole rigorose in aree delicate quali la tutela dei diritti dei lavoratori, gli standard qualitativi e i controlli. Il danno sotto questo profilo sarebbe pesante per le aziende e gravissimo per l’occupazione del settore", avverte il presidente di Farmindustria.
"Tale sistema infatti non consentirebbe alle imprese operanti in Italia di ‘resistere’ ad armi pari alla competizione estera, impedendo di confermare e consolidare gli investimenti in Ricerca e produzione", osserva. "L’introduzione di un sistema di controllo della spesa di questo tipo – prosegue – metterebbe a rischio la stessa qualità del farmaco a causa di una rincorsa artificiosa al ribasso, che non terrebbe conto nel tempo del valore di conoscenza del bene farmaco".
In conclusione, "Farmindustria è disponibile a formulare ipotesi alternative, che garantiscano i medesimi risparmi senza le conseguenze negative di un provvedimento che rischia di fare male non solo all’industria ma anche al Paese.
PharmaKronos – 27 maggio 2010