Assemblea Farmindustria: un’unica politica del farmaco in un Paese che invecchia, più risorse e più responsabilità
Le imprese del farmaco – strategiche per l’economia del nostro Paese – giocheranno nei prossimi mesi una partita difficile: quella della crescita o del declino della loro presenza in Italia. Perché la partita sia vinta le regole devono però cambiare. Mentre giustamente ci si interroga sul futuro della previdenza in un Paese che invecchia rapidamente, poca attenzione si dedica agli effetti dello stesso fenomeno sulla spesa farmaceutica. Come saranno affrontate le conseguenze in termini di bilancio dell’immigrazione e della crescita della popolazione degli ultra 65enni, una fascia d’età nella quale è fisiologico spendere per medicinali oltre il doppio della media? E come coprire il costante incremento della domanda di salute degli italiani ai quali la ricerca sta offrendo nuove soluzioni terapeutiche per patologie ancora non trattate? Non più con i tagli ai prezzi dei farmaci che, a causa delle nove manovre degli ultimi due anni, sono oggi sotto la media europea del 30%, con punte sino al 40. In questo contesto è poi inaccettabile un sistema come quello del prezzo di riferimento (rimborsabilità completa solo per i farmaci a costo più basso) che penalizza il paziente restringendo l’offerta terapeutica totalmente a carico del Ssn, distrugge ogni capacità di innovazione dell’industria farmaceutica e nel medio periodo porta alla “medicina di Stato”. Altro elemento essenziale per il settore è la necessità di un Servizio sanitario unico e uniforme su tutto il territorio, non differenziato, quindi, da Regione a Regione. In un quadro in cui le Regioni, “forzando” la lettura dell’ultima Finanziaria, potrebbero illegittimamente annullare anche il 40% di partecipazione agli sfondamenti della spesa di propria competenza, scaricandolo sulle imprese. Così le aziende farmaceutiche dopo aver sostenuto la propria quota parte del 60%, si troverebbero nella paradossale condizione di pagare il 100%. Con le Regioni di fatto deresponsabilizzate sul controllo della spesa. C’è invece bisogno di una gestione nuova e condivisa della Sanità, che parta dall’attivazione urgente dell’annunciato “Tavolo per una Nuova Politica del Farmaco”: Governo, Regioni, Aifa, Confindustria e Farmindustria insieme per ridisegnare una Sanità che non penalizzi sempre le imprese, ma sappia volgere lo sguardo anche al “pubblico nel pubblico”. Fissando obiettivi di efficienza alle strutture sanitarie locali e prevedendo forme di compartecipazione alla spesa dei cittadini che, pur salvaguardando le fasce deboli della popolazione, riducano sprechi e fenomeni consumistici. C’è bisogno in definitiva: di un Patto di stabilità per una politica del farmaco coerente, univoca e che punti allo sviluppo del settore; della riaffermazione del suo valore strategico per l’innovazione e la ricerca; di un tetto di spesa per i farmaci adeguato e coerente con i trend demografici. E’ quanto emerso nell’Assemblea straordinaria di Farmindustria che si è svolta oggi a Roma presso Confindustria. Dall’incontro si è levata forte la richiesta per un’inversione radicale della gestione del farmaco, che abbandoni la logica dei tagli e incentivi gli investimenti. Evitando così la deriva degli anni ’70 quando lo sconto mutualistico obbligatorio fece perdere al Paese i “pezzi più pregiati” dell’industria farmaceutica in Italia. Per questo le imprese sono pronte alla mobilitazione generale. A breve sarà lanciata un’operazione “visibilità” per aprire le porte dei centri di ricerca e di produzione alle I
Le imprese del farmaco – strategiche per l’economia del nostro Paese – giocheranno nei prossimi mesi una partita difficile: quella della crescita o del declino della loro presenza in Italia. Perché la partita sia vinta le regole devono però cambiare. Mentre giustamente ci si interroga sul futuro della previdenza in un Paese che invecchia rapidamente, poca attenzione si dedica agli effetti dello stesso fenomeno sulla spesa farmaceutica. Come saranno affrontate le conseguenze in termini di bilancio dell’immigrazione e della crescita della popolazione degli ultra 65enni, una fascia d’età nella quale è fisiologico spendere per medicinali oltre il doppio della media? E come coprire il costante incremento della domanda di salute degli italiani ai quali la ricerca sta offrendo nuove soluzioni terapeutiche per patologie ancora non trattate? Non più con i tagli ai prezzi dei farmaci che, a causa delle nove manovre degli ultimi due anni, sono oggi sotto la media europea del 30%, con punte sino al 40. In questo contesto è poi inaccettabile un sistema come quello del prezzo di riferimento (rimborsabilità completa solo per i farmaci a costo più basso) che penalizza il paziente restringendo l’offerta terapeutica totalmente a carico del Ssn, distrugge ogni capacità di innovazione dell’industria farmaceutica e nel medio periodo porta alla “medicina di Stato”. Altro elemento essenziale per il settore è la necessità di un Servizio sanitario unico e uniforme su tutto il territorio, non differenziato, quindi, da Regione a Regione. In un quadro in cui le Regioni, “forzando” la lettura dell’ultima Finanziaria, potrebbero illegittimamente annullare anche il 40% di partecipazione agli sfondamenti della spesa di propria competenza, scaricandolo sulle imprese. Così le aziende farmaceutiche dopo aver sostenuto la propria quota parte del 60%, si troverebbero nella paradossale condizione di pagare il 100%. Con le Regioni di fatto deresponsabilizzate sul controllo della spesa. C’è invece bisogno di una gestione nuova e condivisa della Sanità, che parta dall’attivazione urgente dell’annunciato “Tavolo per una Nuova Politica del Farmaco”: Governo, Regioni, Aifa, Confindustria e Farmindustria insieme per ridisegnare una Sanità che non penalizzi sempre le imprese, ma sappia volgere lo sguardo anche al “pubblico nel pubblico”. Fissando obiettivi di efficienza alle strutture sanitarie locali e prevedendo forme di compartecipazione alla spesa dei cittadini che, pur salvaguardando le fasce deboli della popolazione, riducano sprechi e fenomeni consumistici. C’è bisogno in definitiva: di un Patto di stabilità per una politica del farmaco coerente, univoca e che punti allo sviluppo del settore; della riaffermazione del suo valore strategico per l’innovazione e la ricerca; di un tetto di spesa per i farmaci adeguato e coerente con i trend demografici. E’ quanto emerso nell’Assemblea straordinaria di Farmindustria che si è svolta oggi a Roma presso Confindustria. Dall’incontro si è levata forte la richiesta per un’inversione radicale della gestione del farmaco, che abbandoni la logica dei tagli e incentivi gli investimenti. Evitando così la deriva degli anni ’70 quando lo sconto mutualistico obbligatorio fece perdere al Paese i “pezzi più pregiati” dell’industria farmaceutica in Italia. Per questo le imprese sono pronte alla mobilitazione generale. A breve sarà lanciata un’operazione “visibilità” per aprire le porte dei centri di ricerca e di produzione alle I