BARI – Depositate le motivazioni della sentenza Farmatruffa, emessa dalla seconda sezione collegiale del Tribunale di Bari il 14 ottobre 2010 dopo 68 udienze celebratesi in due anni. In 1.200 pagine, i giudici del collegio hanno ripercorso le tappe del processo, riportando intercettazioni telefoniche e ambientali, testimonianze e analisi degli imputati. Centouno i professionisti alla sbarra, tra medici, farmacisti e informatori scientifici, accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere, truffa, corruzione, falso e riciclaggio. Le condanne di primo grado per 78 tra capi area e informatori scientifici di nove case farmaceutiche e multinazionali, medici di base e farmacisti, oscillano tra sei mesi e sette anni di carcere.
La truffa accertata al Servizio sanitario nazionale è di oltre 20 milioni di euro per il rimborso di farmaci costosi, anche da 400 euro a confezione, che poi, secondo l’accusa, finivano nell’immondizia. A capo della presunta associazione per delinquere c’era, secondo i giudici, il 61enne Michele Salzo, medico di Conversano. «Egli si avvaleva del proprio studio quale base logistica – ricostruisce il collegio giudicante – e lo metteva a disposizione, anche in giorni festivi e in orari improbabili, per provvedere alla compilazione di centinaia di ricette appartenenti ai ricettari rilasciati dal Servizio sanitario nazionale, aventi ad oggetto prescrizioni che prescindevano dalle esigenze terapeutiche e destinate a pazienti ignari. Egli – continuano i giudici – ideava inoltre il sistema della ripartizione del pagamento del ticket tra se stesso, informatori e farmacisti». Nelle motivazioni si legge ancora con riferimento a Salzo: «L’istruttoria ha provato la ragione per la quale egli poneva in essere tali condotte, ovvero un desiderio smodato di acquisire utilità di ogni sorta. Dunque egli metteva a disposizione la sua attività di prescrizione di ricette false, la sua rete di rapporti, il suo studio, la casa di campagna e gli strumenti idonei ad operare, e agiva in maniera equanime nei confronti di chiunque di tale organizzazione volesse approfittare. L’unico elemento che imponeva, una volta attivato il meccanismo, era la sua tariffa a percentuale sul prezzo dei farmaci prescritti». In questa organizzazione, rilevano ancora i giudici, se Salzo era capo e organizzatore, la condotta degli informatori «si riconduce prefettamente a quella di promotore, giacchè erano gli informatori a promuovere e ad attivare il meccanismo illecito, che il Salzo si preoccupava poi di gestire. In capo ai farmacisti, invece, deve riconoscersi il ruolo di partecipi, giacchè non assumevano iniziative, ma contribuivano attivamente al buon funzionamento del meccanismo associativo».
[Nella foto il PM inquirente, Ciro Angelillis]
Redazione online – 26 maggio 2011