Farmaco-dipendenti? Gli uomini, non le donne. Come e quanto vengono usati i farmaci nel nostro paese? Chi sono i maggiori consumatori? A queste ed altre domande fornisce una risposta dettagliata lo studio Asset, una ricerca condotta da più centri universitari italiani in collaborazione con l’istituto inglese Henley Management College. Una fotografia della spesa farmaceutica italiana con qualche sorpresa: non sono le donne le maggiori consumatrici bensì gli uomini, in particolare nelle fascia d’età più avanzata. «Abbiamo cercato di chiarire molti punti interrogativi riguardo alla distribuzione della spesa per i medicinali in Italia alla quale il Fondo Sanitario Nazionale indirizza il 13% delle proprie risorse totali» spiega Alberico Catapano: ordinario di farmacologia dell’Università di Milano e ricercatore del dipartimento di Scienze farmacologiche fra i partecipanti al progetto. «Lo studio produce dati significativi e utili per pianificare gli investimenti dei fondi pubblici in questa direzione». Ma quali sono i risultati? Sono gli ultrasessantacinquenni ad assorbire il 56% dei costi delle prescrizioni farmaceutiche, con una spesa dell’anziano maschio di 652 euro rispetto ai 481 euro di una sua coetanea. I l costo medio della prescrizione risulta sempre più elevato per gli uomini rispetto alle donne tranne che nella fascia dei 2545 anni. Dopo i 55, la spesa raddoppia sia per i maschi che per le femmine rispetto al periodo anagrafico precedente (dai 146 ai 300 euro per gli uomini e dai 149 ai 277 euro per le donne). I ricercatori hanno ottenuto i dati analizzando per un anno, dall’ottobre 2004 al settembre 2005, i registri delle Autorità sanitarie (Assr) di alcune regioni e città italiane. Il campione, circa 6 milioni di persone, è stato giudicato rappresentativo della popolazione totale. «Il database creato è estremamente funzionale, ad esempio si possono fare delle ricerche per aree terapeutiche», prosegue Catapano. «Mettendo infatti in relazione il tipo di farmaco con l’età, è emerso che il consumo di antibiotici è equamente distribuito in tutti i gruppi mentre i soggetti anziani sono i maggiori beneficiari di medicine perii sistema cardiovascolare. Altro dato interessante: il costo delle terapie croniche per quelle malattie come diabete o ipertensione che richiedono cure continuative è estremamente più alto se vengono interrotte. Vale a dire, c’è uno spreco di risorse se questi soggetti sospendono le prescrizioni facendo aumentare i fenomeni di ospedalizzazione magari in un secondo momento». Insomma, l’interpretazione dei risultati risulta strategica per la gestione politica della spesa farmaceutica. «Sarebbe positivo fare prevenzione delle malattie dell’invecchiamento, visto l’aumento considerevole della popolazione anziana in Italia», conclude Catapano. «Per questa ragione lo studio Assett prevede, fra ventanni, una crescita del 20% della spesa per i farmaci. Occorrerà distribuire gli investimenti in modo diverso, ad esempio potenziandoli in quelle regioni come Liguria, Umbria, Toscana e Friuli dove risiede una percentuale più alta di ultrasessantacinquenni. Vedere come stanno le cose ora aiuta a pianificare il futuro». Avvenire del 07/10/2007 , articolo di Alessandra Turchetti p. 20
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