Sono queste alcune delle problematiche che emergono per i farmacisti che lavorano nei corner della Gdo: a fare il punto Antonella Protopapa, Filcams Cgil Lombardia, che spiega: «Nella stragrande maggioranza i farmacisti che lavorano nei corner della Gdo hanno il contratto del commercio o, per quanto riguarda la Coop, della cooperazione. Il problema è che all’interno di questi contratti la figura del farmacista non è contemplata. Con la conseguenza che la declaratoria nulla ha a che vedere con la professionalità e la reale mansione di tali figure».
Idem per il livello: «al farmacista viene dato un livello in maniera arbitraria. Di solito è un terzo o un quarto ma poiché questo non raggiunge la paga base prevista nel contratto delle farmacie private in alcuni casi viene previsto un super minimo tale da compensare la cifra». Ma quando il super minimo non viene dato «viene meno l’equiparazione da un punto di vista economico con il contratto delle farmacie private». Sul fronte negoziale «siamo alla ricerca di un adeguato livello di inquadramento».
C’è poi una considerazione da fare: «Scontiamo anche un ragionamento che in alcuni casi fa la Gdo: l’attribuzione di maggiori responsabilità al farmacista delle farmacie private perché questi gestisce anche la ricetta. Un ragionamento che rischia di penalizzarci e che non ha ragion d’essere: è ormai un passaggio riconosciuto che laddove c’è erogazione di farmaco, ci deve essere la figura professionale del farmacista, che ha verso il paziente una serie di responsabilità, quale che sia il farmaco erogato, e che la garanzia della salute dei cittadini passa anche per il farmacista. I professionisti sono tali a prescindere dal tipo di farmaco trattato nel presidio».
Anche se va rilevato «che in generale ci sono una serie di problematiche, nelle condizioni di lavoro e di frustrazione sul piano professionale, che accomunano tutti i farmacisti, quale che sia il datore di lavoro. Al riguardo ho coniato un termine: siamo professionisti per caso». Per quanto riguarda la presenza di lavoratori atipici, «ogni situazione è a sé, ma se prendiamo la Gdo, di norma quello che si può notare è che viene applicata al farmacista la politica, l’idea di mercato di lavoro, che viene applicata agli altri lavoratori. Laddove c’è un’alta presenza di personale assunto, la situazione non è differente per i farmacisti. E viceversa».
Francesca Giani – Mercoledì, 25 Marzo 2015 – Farmacista33
Parafarmacie, sui servizi si punta a modelli nazionali
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Lo spunto arriva dall’indagine #Professionefarmacista – condotta via web da Edra-Lswr su circa 1.500 farmacisti territoriali e 500 ospedalieri, che verrà presentata a FarmacistaPiù, dall’8 al 10 maggio, a Fieramilano City – che ha messo in luce come autoanalisi e prevenzione e counselling la fanno da padroni tra i servizi messi a disposizione nelle farmacie ed è stata occasione per andare a fare un punto sulla situazione nelle parafarmacie. «Iniziative di servizi ai cittadini ce ne sono molte attivate sia nelle singole parafarmacie o a livello locale» spiega Davide Gullotta, presidente Fnpi, «ma uno sforzo che stiamo cercando di fare è di attivare convenzioni e proporre modelli che possano essere ripresi a livello nazionale».
E tra i servizi offerti «a breve chiuderemo l’accordo a livello nazionale con un’associazione per mettere a disposizione dei cittadini anche tramite le parafarmacie personale infermieristico, badanti, e personale specializzato in genere, certificato e qualificato. Il servizio è già attivo in alcune province. In generale nelle parafarmacie si trovano servizi come autoanalisi di primo livello ma anche un’attività legata alla prevenzione e al counselling, e poi iniziative di tipo sociosanitario, come per esempio quella con Salvamamme per il sostegno a donne vittime di violenza. Poi ci sono quelli di tipo amministrativo come il Cup: è recente l’accordo in Emilia Romagna con l’Asl di Vasta Romagna. Un accordo che abbiamo cercato di definire proprio pensando a una possibile estensione non solo a livello regionale ma anche nazionale».