I farmacisti assomigliano sempre più a dipendenti di supermarket e i clienti vengono trattati «come polli da spennare». È una denuncia schietta quella della Rsu e dei lavoratori dell’azienda Farmacie comunali contro le super farmacie che «ricordano sempre più i fast food farmaceutici americani, con in vendita cosmesi made in China, anziché una farmacia milanese». I farmacisti scrivono tutte le loro perplessità sulla nuova gestione delle farmacie in una lettera aperta indirizzata al sindaco Letizia Moratti e chiedono di fare qualcosa per salvare la professione. Nel testo inviato a Palazzo Marino, titolare delle licenze delle 84 farmacie comunali, viene denunciata un’altra problematica: «Con la nuova gestione Admenta, alcune farmacie sono state spostate ed altre lo saranno, lasciando di fatto interi quartieri senza sede farmaceutica». Insomma, il nuovo volto della farmacie suscita parecchi dubbi: un tempo il farmacista dava consigli su come curare i distrurbi lievi e misurava la pressione agli anziani, stop. Presto invece la farmacia diventerà una specie di supermercato della salute dove si troverà un po’ di tutto, dove si dispenseranno prestazioni diagnostiche di primo e secondo livello, dove si potranno attivare (su prescrizione medica) l’intervento di infermieri e fisioterapisti anche a domicilio. Non solo, la farmacia diventerà anche centro unico di prenotazioni specialistiche, come già accade dietro parecchi banconi lombardi, e offrirà assistenza psicologica. In sostanza è in atto una mini rivoluzione: dopo il parere favorevole espresso dalla conferenza Stato regioni su alcuni decreti attuativi del decreto legislativo 153 del 2009, i presidi lombardi diventeranno centri polifunzionali e ricopriranno ruoli nuovi nell’assistenza ai clienti-pazienti. Soprattutto in vista del progressivo invecchiamento della popolazione.
La novità non va giù né ai fisioterapisti né agli infermieri. I primi hanno già dichiarato il loro dissenso sul decreto, i secondi chiedono maggior chiarezza sui ruoli professionali. «La norma riduce l’assistenza infermieristica a sole quattro funzioni – interviene Giovanni Muttillo a nome degli infermieri Ipasvi – e subordina le attività alla prescrizione medica, riducendo l’autonomia professionale».
Di fatto, le varie categorie professionali chiedono di mettere ordine nel nuovo mondo della sanità rivoluzionato dalle nuove farmacie. E, per ridefinire i rapporti e i ruoli di medici, infermieri, farmacisti, fisioterapisti e quant’altro, chiedono una convenzione con il sistema sanitario nazionale. Solo così si potrà dare un reale servizio in più ai cittadini evitando che una categoria pesti i piedi all’altra.
Altro tema che fa discutere: il personale insufficiente dietro ai banconi. Nelle 84 sedi milanesi, è stato inviato un cartello da affiggere in cui si consiglia ai clienti di lasciare la ricetta e di passare in seguito a ritirare il pacchetto con i medicinali. Secondo i rappresentanto Rsu delle farmacie milanesi si tratta di «un’evidente ammissione del fatto che il personale non è numericamente sufficiente a portare a termine i più elementari compiti che la professione prevede».
Maria Sorbi – sabato 05 marzo 2011 – . it