L’ingresso delle società di capitali nella proprietà delle farmacie vedranno i titolari costretti a cercare di aumentare il loro profitto, abbandonando la loro professionalità e coscienziosità a favore di un liberismo esagerato e trasformandosi in commercianti senza scrupoli per i quali la salute dei cittadini sarà l’ultimo dei pensieri.
di Redazione | 24 Agosto 2016 | IL FOGLIO
La misura che introduce un tetto del 20 per cento all’ingresso delle società di capitali nella proprietà delle farmacie consegnerà alla multinazionali e alla grande distribuzione l’intera catena dell’assistenza farmaceutica, così come è accaduto per altre categorie commerciali, riducendo il ruolo dei tanti professionisti, che lavorano a difesa dei cittadini, a semplici “commessi” dipendenti. Un ruolo che non coincide affatto con l’investimento di grandi capitali, che difende gli interessi della finanza, il cui unico obiettivo è accaparrarsi quote importanti dell’intero mercato nazionale. Sarà anche una guerra tra poveri perché i titolari di farmacie che riusciranno a salvarsi, per sopravvivere, all’inizio si vedranno costretti ad aumentare il loro profitto, abbandonando la loro professionalità e coscienziosità a favore di un liberismo esagerato e trasformandosi in commercianti senza scrupoli per i quali la salute dei cittadini sarà l’ultimo dei pensieri. E con ogni probabilità, alla lunga, non avendo più una remunerazione sostenibile, saranno costretti a vendere il loro esercizio alla grande catena della porta accanto.
Toti Amato, presidente dell’Ordine dei medici di Palermo, 2 agosto 2016