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Poi, nel tempo, qualcosa è cambiato. Non sulla spesa per farmaci degli ospedali, che ha continuato a crescere in modo imperterrito e iperbolico. Sulle ricette Ssn: come certificano le rilevazioni dell’Aifa, nei primi cinque mesi di quest’anno i medici ne hanno prescritto quasi sette milioni in meno rispetto allo stesso periodo del 2015, per un calo del 2,7%. I dati dell’Aifa, riletti a ritroso, disegnano una curva eloquente: nel 2015 le ricette scendono del 2,1% (sull’anno precedente), nel 2014 restano praticamente invariate (+0,2%), nel 2013 aumentano del 2,3%, nel 2012 e 2011 dello 0,5%, nel 2010 del 2,6%, nel 2009 del 3,5%, nel 2008 del 5,3%. Da un anno e mezzo, in sintesi, i medici (soprattutto di famiglia) prescrivono sempre di meno.
I motivi? Il giro di boa è ancora recente e quindi serviranno altre osservazioni, ma se si va a domandare ai medici di famiglia il dito punta su due concause tra le tante. «Di certo» spiega a Filodiretto Saffi Ettore Giustini [nella foto a destra], responsabile dell’area Farmaco della Simg «pesano anche l’effetto deterrente dei ticket e i programmi messi in campo in diverse regioni per convincere i mmg a prescrivere di meno o con maggiore cautela. Ma per avere la certezza servirebbero dati più analitici, che consentano raffronti cronologici e territoriali».
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Più difficile, invece, trovare dati che dimostrino una causalità diretta tra calo delle ricette e “pressioni” sui medici di Asl e Regioni. Ma le testimonianze dei diretti interessati – cioè i mmg – sono eloquenti. «Come tutti i fenomeni anche in questo caso c’è una multifattorialità» osserva il segretario nazionale della Fimmg, Giacomo Milillo «ma certo in molte Regioni i medici di famiglia sono sottoposti a pressioni crescenti. Penso per esempio al Piemonte e alla delibera del maggio scorso alle Asl sugli indicatori per l’appropriatezza prescrittiva, sospesa dal Tar nei giorni passati». Oppure alla controversa pratica del “confessionale” messa in campo dall’Asl di Bologna, denunciata sempre quest’estate dalla Fimmg provinciale: i generalisti vengono convocati a decine dalla direzione sanitaria dell’Azienda perché spieghino le ragioni delle loro scelte prescrittive. «Tutti questi interventi» è la riflessione di Milillo «vengono sempre etichettati come ricerca di appropriatezza. Ma sarebbe utile scoprire quali sono poi gli effetti a lungo termine sulle condizioni di salute della popolazione. Purtroppo, sono dati che si potranno analizzare soltanto nel lungo periodo». Cioè quando sarà troppo tardi.
(AS – 21/09/2016 – Federfarma)
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