Bologna, 2 ottobre 2009. I carabinieri del Nas hanno scoperto una maxi truffa nel settore della farmaceutica, e hanno eseguito sei ordinanze di custodia cautelare nei confronti di operatori del settore farmaceutico.
Con la complicità di una fitta rete di medici ospedalieri compiacenti o corrotti e di titolari di farmacie, riscuotevano rimborsi dal Servizio sanitario nazionale grazie a finte prescrizioni di costosi medicinali a pazienti che non ne sapevano nulla, oppure erano inesistenti o addirittura morti.
L’organizzazione operava in varie province dell’Emilia Romagna, Bologna, Ravenna, Rimini e Ferrara, e aveva diramazioni anche nelle regioni del Centro Italia. Secondo i carabinieri, l’entità della truffa è quantificata in oltre un milione di euro. L’indagine ha portato alla denuncia di altre 43 persone e al sequestro di ingenti quantità di farmaci.
Sono state coinvolte farmacie di Bologna e della provincia di Ravenna, oltre che medici e operatori sanitari di vari ospedali delle province di Bologna, Rimini, Ravenna e Ferrara
Le misure cautelari sono state eseguite a carico di 6 persone fra cui un Informatore Scientifico del Farmaco, un capo area ed un direttore della business unit immuno-oncologica dell’azienda farmaceutica coinvolta e alcuni titolari e dipendenti di farmacia. Tutti gli indagati dovranno rispondere del reato di associazione per delinquere e truffa ai danni dello Stato. Ad alcune delle persone e a vario titolo, sono stati contestati anche i reati di corruzione, falso ideologico e comparaggio.
Nell’indagine sono indagate a piede libero 43 persone di cui 38 medici universitari ed ospedalieri di diverse province dell’Emilia Romagna e attivi nel settore legato alle malattie tumorali (oncologi, radioterapisti, ematologi). Venticinque dei medici indagati sono risultati dipendenti dell’ospedale S.Orsola di Bologna. Sono coinvolti anche due medici dell’ospedale Maggiore di Bologna, otto dell’ospedale Infermi di Rimini, due dell’Asl di Bologna, uno dell’ospedale di Bentivoglio e uno dell’ospedale S.Anna di Ferrara. Per la loro compiacenza, alcuni camici bianchi (circa cinque), secondo un primo riscontro probatorio, venivano corrotti elargendo oggetti come macchine fotografiche, impianti hi-fi, televisori – sono stati sequestrati nelle loro abitazioni beni per un valore di oltre 25mila euro – e assicurando i rimborsi spese per viaggi e convegni, tanto che l’Azienda farmaceutica coinvolta (secondo quanto scoperto dai carabinieri) aveva aperto un conto corrente in alcuni negozi di prodotti tecnologici e presso un’agenzia di viaggi di Foligno.
La truffa costata al Servizio sanitario nazionale una somma pari a 1 milione e 200 mila euro (in due anni e mezzo) era stata congegnata nei minimi dettagli e portava un guadagno a tutti i soggetti coinvolti: i farmaci, per lo più antitumorali e antimicotici (longastatina con un prezzo di 1395 euro a confezione; Myelostim, 130 euro e Triasporin, 85 euro) erano prodotti da una azienda farmaceutica milanese. Azienda che poi vendeva i medicinali ai titolari delle farmacie i quali ottenevano i rimborsi dallo Stato grazie alle false ricette prescritte da medici (alcuni corrotti con regali di vario tipo) contattati dall’informatore scientifico il quale, a sua volta, si assicurava premi di produttività.
I farmaci, però, non arrivavano mai ai pazienti ignari e a volte addirittura deceduti. I nomi dei pazienti coincidevano con quelli di persone che si erano curate nelle strutture dove operavano i medici firmatari delle ricette fantasma o pervenivano da elenchi di pazienti inabili ai quali era stata assegnata l’assistenza domiciliare. Il trucco era quello d