Distribuzione diretta e per conto dei farmaci antiepilettici non solo per risparmiare, ma anche per garantire continuità delle cure ai pazienti. Questa la proposta presentata dalla Lega italiana contro l’Epilessia (Lice) e dall’Associazione italiana contro l’epilessia (Aice) nel corso dell’incontro che si è svolto ieri al Senato alla presenza dei rappresentanti dell’Aifa e di Farmindustria. «In Italia» ha detto Oriano Mecarelli, responsabile della Commissione promozione Lice «vivono circa 500mila persone con epilessia, una patologia che comporta, per le sole spese dovute a ricoveri e terapie, un esborso annuo di oltre 785 milioni di euro». Su questa cifra, ha aggiunto Giovanni Battista Pesce, segretario Aice e presidente Fire (Fondazione italiana ricerche epilessia) «la spesa farmaceutica incide per 139 milioni di euro. La distribuzione diretta e per conto garantirebbero un risparmio di oltre 30 milioni di euro nella sola area terapeutica dell’epilessia, e senza alcuno svantaggio per le aziende farmaceutiche». E non solo: «Modificare in questo senso la distribuzione dei farmaci antiepilettici» continua Pesce «significherebbe garantire la continuità delle terapie, che oggi a causa di un diffuso fenomeno di esportazione parallela, sono messe a rischio da una drammatica irreperibilità di questi salvavita in certe zone dello Stivale».
«È vero, l’esportazione parallela dei farmaci è un fenomeno da controllare e da monitorare» ha commentato Massimo Scaccabarozzi, presidente Farmindustria, a margine dell’incontro «tuttavia è difficile trovare strategie, e noi certamente non possiamo e non vogliamo controllare il fenomeno: non spetta certamente a noi».
14 novembre 2012 – DoctorNews
Industria su controllo export parallelo antiepilettici
"Non possiamo e non vogliamo controllare il fenomeno dell’esportazione parallela" dei farmaci per l’epilessia. "Non tocca a noi farlo". Ad affermarlo e’ Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, intervenuto a Roma all’incontro ‘Epilessia, quanto ci costi?’, dove si affronta anche il problema dell’insufficiente disponibilità, in Italia, di farmaci salvavita per questi malati.
"Bisognerebbe controllare che quello che viene distribuito – continua il presidente di Farmindustria – soddisfi prima il mercato italiano e poi quello estero. Ma trovare una strategia e’ difficile".