Un antitumorale nel Lazio si paga quattro volte di più che in Piemonte. La distribuzione dei farmaci ospedalieri data in gestione alle farmacie private sotto accusa.
venerdì 29 luglio 2016 – next quotidiano
Si chiama “Distribuzione per conto” ed è la procedura con la quale il Servizio sanitario nazionale delega alle farmacie private la distribuzione dei farmaci ospedalieri pagando una quota di spettanza, ossia una tariffa per ogni confezione che viene consegnata al paziente. Marco Preve su Repubblica ci spiega oggi che lo stesso farmaco può essere pagato dallo Stato al farmacista il doppio, il triplo o anche il quadruplo a seconda di alcuni parametri, ad esempio nel Lazio il farmacista incamera 20 euro per farmaci il cui costo è superiore ai mille euro, ma per la stessa medicina il collega piemontese incasserà 5,50 euro.
«È effettivamente così ma dipende dagli accordi delle singole Regioni — è il commento di Federfarma —. È urgente riportare omogeneità nel servizio farmaceutico, oggi molto differenziato sul territorio a seguito di vari interventi che nel tempo hanno dato luogo a una eccessiva diversificazione delle regole, per altro denunciata da Federfarma già da molti anni». Alcune differenze dipendono dallo sconto che alcune Regioni o le singole Asl (anche in questo caso c’è completa deregulation) riescono a strappare contrattando l’acquisto dei medicinali con le case produttrici, e questo aspetto influisce, o dovrebbe influire sulla quota poi riconosciuta ai farmacisti distributori. Un tema che è solo apparentemente tecnico, e lo riconosce la stessa Federfarma attraverso un auspicio: «Con la riforma della Costituzione la materia “tutela della salute” verrà riportata alla competenza nazionale, superando i problemi posti dalla classificazione della salute come materia di competenza concorrente tra Stato e Regioni». Nell’attesa, però, lo Stato continua a pagare un servizio con una gamma di tariffe infinita.
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