A pesare sono anche scarso impegno, sfiducia e costi terapie
MILANO – Prendere i farmaci è un’azione importantissima: tante persone li assumono tutti i giorni, e in molti casi la terapia è un salvavita. Eppure il 43% degli italiani non sa cosa significhi “aderire alla cura”, ovvero seguire scrupolosamente le istruzioni per assumere i farmaci prescritti: la conseguenza è che tanti interrompono le pillole prima del necessario, o le assumono in modi non corretti, o ancora dimezzano le dosi (o le aumentano) senza consultare il medico. Comportamenti pericolosi, fotografati da un’indagine Doxa promossa da Teva Italia.
L’indagine ha coinvolto sia cittadini che professionisti della salute (come medici e farmacisti) e ha visto ad esempio che un paziente su due (49%) non conosce o non ha compreso il significato di aderenza. “Sebbene non abbiano consapevolezza del tema – commenta Massimo Sumberesi, managing director di Doxa Marketing Advice – ne comprendono il valore se e quando adeguatamente stimolati. Questo è un fattore molto positivo che indica la volontà, e ancor di più la possibilità, di trasformare in prassi il concetto di aderenza terapeutica”.
Secondo l’indagine, a favorire la corretta gestione della cura ci sarebbe la costanza e l’impegno del paziente (47%), la sua motivazione (40%) e la fiducia che ripone nel proprio medico (38%). A compromettere invece l’aderenza ci sarebbero il costo elevato di certe terapie (40%), l’insorgenza di effetti collaterali (38%) e lo scarso impegno del paziente stesso (37%).
Un ulteriore disagio sarebbe dato dalla sostituzione di un farmaco con un altro, di marca o equivalente, “soprattutto nei pazienti più anziani che sono abituati alla solita confezione”.
Le patologie in cui i pazienti aderiscono di più alle cure sono quelle cardiovascolari, perché considerate terapie salvavita; più problematiche quelle del sistema nervoso centrale, perché i pazienti temono dai farmaci “rischio di assuefazione e abuso”. Ancora peggio va con le malattie respiratorie, “dove l’aderenza è trascurata a meno che non sopraggiungano crisi acute”; fanalino di coda le malattie gastroenterologiche, nei quali la terapia viene spesso abbandonata ai primi sintomi di miglioramento.
(Nella foto: Hubert Puech D’Alissac, amministratore delegato Teva Italia)
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