FIMMG, SIMG e Cittadinanzattiva: una vergogna non farli prescrivere a mmg
Comunicato Stampa Fimmg – 19/06/2017
Sul tema della prescrizione dei farmaci innovativi l’onorevole Federico Gelli ha sollevato un problema che ormai provoca solo imbarazzo nel nostro SSN”. E’ quanto dichiarano Claudio Cricelli, presidente di SIMG e Silvestro Scotti segretario nazionale di FIMMG
“Da molti anni per una decisione cervellotica e priva di alcun senso logico, clinico ed economico, la prescrizione dei farmaci innovativi è stata inibita ai medici di medicina generale sulla base di considerazioni prive di sostanza clinica e sanitaria – proseguono Cricelli e Scotti -. Questa decisione perdura tuttora e ha portato danni incalcolabili alla salute dei cittadini, a cui è stato di fatto impedito l’accesso alle cure di patologie importanti come il diabete e le malattie cardiovascolari”.
Secondo Cricelli e Scotti “ha ragione Gelli quando afferma che questa situazione è solo italiana. Aggiungiamo – proseguono – che a causa di questa assurdità i medici di medicina generale non hanno più accesso all’informazione scientifica e alla conoscenza sui nuovi farmaci cosiddetti innovativi, molti dei quali sono stagionati e già invecchiati. Addirittura si paventa oggi l’inibizione a prescrivere classi di farmaci per le patologie respiratorie croniche rispetto alle quali la medicina generale è l’unico comparto medico in grado di reggere l’impatto della cronicità crescente”.
“Proviamo imbarazzo e vergogna nel confrontarci con i nostri colleghi di tutto il mondo – sottolineano-. Siamo considerati i paria del SSN, ci viene richiesta la presa in carico di tutti i cittadini italiani, delegando però ai soli specialisti la prescrizione di farmaci per i quali siamo perfettamente in grado svolgere un adeguato percorso informativo e formativo, anche in collaborazione con altri professionisti coinvolti nel medesimo processo di cura. Una visione di povertà culturale dei medici di famiglia e di sudditanza ad altre aree della professione medica sta alla base delle norme vessatorie che impediscono la prescrizione di farmaci così importanti per la salute dei cittadini. Bisogna cambiare strada, e non solo per il diabete – concludono -. La scarsa considerazione della medicina generale tuttavia non riguarda solo la prescrizione dei farmaci.
È la conseguenza di una visione ottusa e retriva della medicina generale che ancora ostinatamente persiste in alcuni settori e in alcune Regioni di questo Paese, che utilizzano il pretesto della appropriatezza per impedire l’armonico e indispensabile sviluppo delle cure primarie, limitandone in ogni modo e con ogni mezzo le enormi capacità ancora inespresse per migliorare l’assistenza e la cura dei cittadini sul territorio. Segnali incoraggianti ci vengono oggi inviati da Mario Melazzini, dg dell’Aifa, al quale riconosciamo il merito di aver compreso l’inutilità e la incongruenza di queste scelte regolatorie del passato, anacronistiche, oltre che dannose dannose nelle circostanze attuali”.
“Lo abbiamo denunciato chiaramente con il nostro ultimo Rapporto nazionale sulle politiche della cronicità “In cronica attesa”, spesso la burocrazia diventa il “tritadiritti” per i malati cronici – aggiunge Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva. In particolare tra le procedure che rendono più difficile la vita di chi ha una malattia cronica, più di una persona su tre, c’è proprio il rilascio del piano terapeutico dei farmaci.
Riportare quindi al medico di famiglia la prescrizione di questo farmaci è una misura che ci trova favorevoli, e per molteplici motivi – prosegue Aceti-. Innanzitutto rappresenta una scelta chiara che decide di “riavvicinare” il Servizio Sanitario Nazionale ai cittadini e che soprattutto da pari opportunità nell’accesso alle innovazioni a chi vive nelle aree interne, periferiche o disagiate, dove la medicina di famiglia rimane uno dei pochi punti di riferimento/presidi del SSN.
E ancora, se ben attuata, favorisce l’appropriatezza e può ridurre le attese: le visite di controllo si fanno quando necessario e non per avere un rinnovo del piano, lasciando spazio a chi ne ha bisogno.
Infine snellisce le procedure, assicura prossimità e continuità del percorso assistenziale e della presa in cura, accorcia le distanze di centri prescrittivi che arrivano ad essere molto lontani dal luogo di residenza, o difficilmente raggiungibili per via del Trasporto pubblico locale inefficiente e che impongono da parte del paziente e suo familiare la necessità di prendere permessi/ giorni di ferie quindi, oltre che sostenere ingenti costi per gli spostamenti” – conclude Aceti.