Voto di insufficienza, dunque, per il Servizio sanitario italiano, perché più tardi un farmaco diventa accessibile, maggiore è il divario nell’accesso alle terapie che separa i cittadini italiani da quelli degli Stati vicini. Tra gli altri indicatori dove l’Italia è più indietro, c’è la reattività del sistema sanitario ai bisogni di salute: è penultima con 3,7 a fronte dell’8,2 dei Paesi Bassi, e tra i parametri che pesano sul voto finale ci sono appunto i tempi di accesso all’innovazione farmaceutica (fa peggio dell’Italia soltanto la Grecia). Male anche l’appropriatezza prescrittiva: preso come parametro il consumo di antibiotici, l’Italia mostra valori superiori alla media europea (28,6 dosi giornaliere ogni 1000 abitanti die contro 21,6) e molto maggiori rispetto a Stati come i Paesi Bassi (10,8), Svezia (13), Germania (15,9), e Austria (16,3)