Circa l’80% dei principi attivi acquistati per produrre farmaci in Europa proviene da Cina o India. E si tratta di ‘materie prime’ che non esibiscono un certificato Gmp (Good Manufacturing Practices), richiesto invece per i prodotti che escono dalle aziende europee. Per tutelare la salute dei consumatori del vecchio continente, dunque, sarebbe necessario estendere il rispetto delle linee guida adottate in Ue a livello internazionale e promuovere maggiori ispezioni. E’ l’appello lanciato a Roma dagli esperti riuniti in occasione di ‘Bulk@Italy’, incontro organizzato da Aschimfarma (Associazione nazionale materie prime farmaceutiche) e Federchimica in corso fino a venerdì. “Non abbiamo nessuna tracciabilità dei nostri principi attivi – ha sottolineato Gian Mario Baccalini, presidente Aschimfarma, durante la tavola rotonda ‘La sicurezza dei principi attivi farmaceutici: segnali positivi per la salute dei consumatori’ organizzata nel corso di Bulk@Italy – e, per quanto riguarda i prodotti importati dai Paesi asiatici, non abbiamo alcun controllo sulla loro qualità e affidabilità. In India e in Cina esistono bellissime industrie, non lo metto in dubbio, che sicuramente lavorano rispettando le ‘famose’ Gmp. Ma questo – evidenzia Baccalini – non viene verificato e certificato secondo regole fisse, come invece avviene in Italia, dove esperti del ministero della Salute ispezionano tutti i cicli di produzione e danno o meno ‘l’ok”.
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