Pur comprendendo le difficoltà per il ritardo dell’aggiornamento del sistema informativo, per il Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva "l’ostruzionismo dei medici" alla prescrizione di farmaci equivalenti "è ingiustificabile”. Fp Cgil Medici: “Nessun boicottaggio, ma una proroga è necessaria".
20 AGO – “Siamo scandalizzati dell’ostruzionismo che stanno facendo in particolare i medici di famiglia sulle ricette” perché “se da una parte è vero che i sistemi operativi potevano essere aggiornati in meno tempo, dall’altra non si può sempre assumere una posizione di opposizione quando ormai in tutti i paesi occidentali queste norme sono consolidate”. Questo il commento di Giuseppe Scaramuzza, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva, sulle polemiche di questi giorni in merito alle nuove norme per la prescrizione dei farmaci introdotte dal decreto sulla spending review.
“Oggi per i farmaci con brevetto scaduto lo Stato rimborsa fino alla soglia del prezzo più basso tra prodotti equivalenti”, ha continuato Scaramuzza. “Se il cittadino vuole il farmaco di marca e questo costa di più paga la differenza: in media un farmaco di marca costa 2 euro in più del generico. Dati Aifa dicono che nel 2011 per pagare queste differenze di prezzo i cittadini hanno speso 792 milioni di euro. Cifra che oggi potranno risparmiare con la nuova norma. E’ solo uno dei dati che – secondo Scaramuzza – dovrebbe convincere i medici di famiglia a cambiare atteggiamento e a informare correttamente le persone sulle nuove norme. Campagna di informazione su cui è importante che anche il Ministero faccia la propria parte, coinvolgendo le associazioni di tutela dei cittadini”.
“Nessun boicottaggio da parte dei medici alla norma sul principio attivo nelle nuove ricette”, assicurano però Massimo Cozza, segretario nazionale Fp Cgil Medici, e Nicola Preiti, coordinatore nazionale Medicina Generale Fp-Cgil Medici, con riferimento anche alle dichiarazioni rilasciate dal ministro della Salute, Renato Balduzzi, in un’intervista al Messaggero pubblicata ieri. Tuttavia, sottolineano i due sindacalisti, “servono due mesi per l’adeguamento del software, come indicato in un comunicato